L’insieme degli organismi acquatici, animali e vegetali che vivono sospesi, a galla o in seno alle acque, in balia delle onde e delle correnti e senza alcun rapporto con il fondo.
Di composizione molto varia, il p. presenta particolarità morfologiche e fisiologiche estremamente caratteristiche, che esprimono l’adattamento dei suoi costituenti (planctonti o planctobi), alle particolari condizioni di vita. In base alle dimensioni degli organismi che lo compongono si divide in: macroplancton che comprende organismi visibili a occhio nudo; mesoplancton di dimensioni comprese fra 1 e 5 mm; microplancton dell’ordine di grandezza di 1/10 di mm. Si distingue un p. marino e un p. d’acqua dolce (➔ limnoplancton). All’uno e all’altro partecipano commisti sia i vegetali (fitoplancton) sia gli animali (zooplancton). Costituenti del fitoplancton marino sono le Diatomee, le Peridinee o Dinoflagellati e i Coccolitoforidi, minutissime alghe unicellulari. Allo zooplancton partecipano i Copepodi, i Sifonofori, gli Scifozoi, i Cladoceri, le larve di altri Crostacei e di Molluschi, di Anellidi e di Echinodermi, le Sagitte, i Taliacei. Molti gruppi animali sono esclusivamente planctonici: gli Ctenofori, i Radiolari, i Sifonofori e Scifozoi, gli Eufausiacei, gli Eteropodi, i Tecosomi e Gimnosomi, le Appendicularie, le Salpe; anche gran parte dei gruppi animali bentonici hanno qualche rappresentante o per lo meno qualche stadio di sviluppo nel plancton.
Le specie animali planctoniche si suddividono in oloplanctoniche e meroplanctoniche a seconda che siano planctoniche per l’intero ciclo vitale, oppure soltanto per una parte di esso; sebbene non si possa fare una distinzione precisa tra p. neritico (della zona costiera) e p. oceanico (della zona di mare aperto), la percentuale di specie meroplanctoniche decresce allontananandosi dalle coste, e in alto mare si riscontrano in prevalenza o esclusivamente specie oloplanctoniche.
La composizione del p. varia secondo la profondità: si distinguono un epiplancton (in passato denominato autoplancton), cioè il p. delle acque superficiali (fito- e zooplancton) e un batiplancton, cioè il p. delle regioni profonde, oltre i 200 m, profondità che, alle medie latitudini, corrisponde al limite di penetrazione delle radiazioni luminose utili per la fotosintesi: il batiplancton è perciò costituito soltanto di organismi animali (➔ afotica, zona).
Fra gli adattamenti degli organismi planctonici, volti a favorire il galleggiamento, ricordiamo: la forte idratazione dei tessuti nelle Salpe, negli Ctenofori, nelle Meduse; la presenza di vacuoli di gas o di lipidi, che ne diminuiscono il peso specifico (uova galleggianti); la variazione del volume del corpo, come nei Radiolari, realizzata con il concorso di elementi contrattili (mionemi); l’aumento della superficie di sostentamento nell’acqua con l’appiattimento del corpo, l’estremo allungamento e assottigliamento di esso, la presenza di lunghe spine e appendici, o di membrane a guisa di paracadute ecc. Il planctonepibionte, organismo vegetale planctonico privo di organi adatti al galleggiamento, vive da epifita, usando come supporto altre piante o animali planctonici.
Con l’avvicendarsi delle stagioni, nello stesso luogo, il p. varia secondo un ritmo costante: differenze sensibili tra località possono rilevarsi anche nei limiti di uno stesso mare. Sulle variazioni quantitative stagionali dell’oloplancton hanno influenza fattori interni ed esterni, come temperatura, salinità, ossigenazione, sostanze fertilizzanti, distruzione a opera degli organismi planctofagi ecc., che agiscono sulla riproduzione.
La comparsa, nel p., di forme assenti in determinati periodi si deve a fenomeni di migrazione, che hanno una particolare importanza. Si distinguono migrazioni orizzontali e migrazioni verticali. Le prime sono spostamenti in senso orizzontale del p., sui quali influiscono le correnti. Le correnti oceaniche possono avere un effetto selettivo sul p.: così, per es., l’incontro di correnti calde con correnti fredde può provocare la morte di grandi quantità di organismi planctonici. Altra influenza hanno le correnti di marea.
Le migrazioni verticali del p. possono essere diurne o nictemerali, se legate all’alternarsi del giorno con la notte; annue e stagionali, di sviluppo, o di altro tipo. In questa distribuzione verticale del p. l’optimum di luce varia con lo stadio di sviluppo, con il sesso e con lo stato fisiologico degli individui. L’azione della luce e quella della temperatura influiscono sull’accumularsi di alcune specie planctoniche entro limiti batimetrici diversi secondo le stagioni. Con il procedere dello sviluppo degli organismi planctonici si attuano migrazioni verticali: per es., quelle delle uova, larve e stadi post-larvali dei Teleostei, che si spiegano con la diminuzione della densità e con la diversa reazione ai vari fattori ambientali.
Nell’economia del mare e delle acque dolci il p. riveste un’enorme importanza nelle catene alimentari, sia come produzione primaria (fitoplancton), sia come produzione secondaria (zooplancton); molte specie bentoniche e nectoniche sono planctofaghe. Tutte le larve planctoniche di Anellidi, Molluschi, Crostacei ed Echinodermi si nutrono di p.: molte larve di Teleostei si nutrono di fitoplancton nelle prime fasi della crescita e anche gli adulti di varie specie predano Copepodi planctonici. Molti Cetacei e squali pelagici sono planctofagi. Se si considera poi il contributo che certi organismi planctonici (Feraminiferi, Diatomee, Radiolari) danno con i loro gusci alla formazione dei sedimenti oceanici, si comprende l’importanza geologica del plancton. Infine, come fondamentale alimento di molti Pesci che sono oggetto di importante pesca (aringhe, sardine, acciughe ecc.), il p. interessa anche indirettamente l’economia umana.