zibaldone
żibaldóne s. m. [prob. voce onomatopeica, per alteraz. da zabaione]. – 1. ant. a. Vivanda composta di molti e svariati ingredienti. b. estens. Mescolanza di cose diverse; mucchio confuso di persone: uno zibaldone Di cancellieri e di bidelli in toga Gli fa ghirlanda intorno al seggiolone (Giusti). 2. a. ant. Scartafaccio in cui si annotano, senza ordine e man mano che capitano, notizie, appunti, riflessioni, estratti di letture, schemi, abbozzi, ecc.: non ha lasciato opere compiute, ma solo alcuni z.; l’evoluzione del pensiero del Leopardi si può ricostruire dagli appunti del suo Zibaldone. b. Nella commedia dell’arte, l’insieme di «scenarî» di uno o più autori che costituiva il repertorio di una compagnia. c. estens., spreg. Scritto, discorso, opera privi di unità, di coerenza e di ordine, composti di elementi eterogenei: quel saggio storico, o quella conferenza, è uno z.; che z. questo romanzo, quel film.