vicenda
vicènda s. f. [lat. *vicenda, der. di vicis «vece, vicenda»]. – 1. a. Successione di cose o di fatti che si alternano fra loro: la v. delle stagioni; la vita è una v. di gioie e dolori. In questo sign. è di uso letter. o elevato. b. Avvicendamento, soprattutto in locuz. tecniche di agricoltura come v. delle coltivazioni, e più specificamente risaia in vicenda, nella quale la coltivazione del riso si alterna con altre colture (contrapp. a risaia permanente). Con questo sign. o con accezioni affini (alternanza, rotativa e sim.) il termine compare anche in espressioni della normativa consuetudinaria regionale, connessa con i lavori e le prestazioni agricole. c. Nell’uso poet., movimento alternato: uomini ... come dei, celesti, Che non coi piedi, come i lenti bovi, Vanno, e con la v. dei ginocchi, Ma con la spinta delle aeree braccia, Come gli uccelli (Pascoli). 2. Caso, evento, o serie di fatti e di eventi, sia di un individuo, sia di gruppi e della vita sociale e politica d’un popolo: le v. di Ulisse; narrare le proprie v.; le alterne v. della guerra; v. storiche; liete, tristi vicende. 3. ant. a. Ciò che a ciascuno tocca di fare, o che tocca di fare a sua volta (cfr. vece): Sì spesso vien chi vicenda consegue (Dante); dopo questo, toccando la sua v. a Selvaggio di dovere alzare Uranio [prima era stato Uranio ad alzare Selvaggio], il prese con ambedue le braccia per mezzo (Sannazzaro). b. Contraccambio: rendere la vicenda. c. Faccenda, affare: io vo infino a città per alcuna mia v. (Boccaccio). 4. Locuz. avv. a vicenda, scambievolmente, l’un l’altro: aiutarsi, insultarsi a v.; s’ingannano a v.; sono cose che si completano, o si annullano, si elidono, a vicenda; anche, l’uno dopo l’altro, a turno (sia che si tratti di due sia di più persone): vegliavano a v.; Vanno [le anime] a v. ciascuna al giudizio (Dante). Nei ruoli delle compagnie drammatiche italiane del sec. 19° la designazione a vicenda, posta accanto ad alcuni ruoli (per es.: prima attrice giovane e prima attrice a vicenda, seconda donna e prima attrice a vicenda), indica che un attore, oltre il suo normale ruolo secondario, può assumere, di solito in rappresentazioni di minore impegno a fine stagione, anche il ruolo più importante.