vespizzazione
s. f. (iron.) L’adeguamento al modello delle trasmissioni televisive condotte da Bruno Vespa. ◆ per Viale Mazzini ormai Vespa è solo un modello da imitare, un format capace di affrontare e digerire qualsiasi evento, dalla strage di Madrid alle serate più mondane. Infatti il vero segno della vespizzazione della Rai lo abbiamo già avuto prima ancora che la stagione ricominciasse. (Sebastiano Messina, Repubblica, 20 settembre 2004, p. 51, Programmi Tv) • Se «Porta a porta» è da tempo vissuto come una sorta di terzo ramo del Parlamento, da alcune settimane si offre anche come secondo ramo del Conclave. Si vede che la «vespizzazione» del reale opera anche all’interno delle mura vaticane. (Aldo Grasso, Corriere della sera, 19 aprile 2005, p. 3, In primo piano) • torna Giovanni Floris, per la prima volta da esterno Rai: il giornalista ha lasciato il posto fisso in azienda e ha firmato un contratto triennale di esclusiva come autore e conduttore. «Vespizzazione di Floris» ha titolato Dagospia, annunciando che «oggi è una società che presta servizi a Raitre». (Virginia Piccolillo, Corriere della sera, 19 aprile 2005, p. 3, In primo piano).
Derivato dal v. tr. vespizzare con l’aggiunta del suffisso -zione.
Già attestato nel Corriere della sera del 23 gennaio 1997, p. 35 (Aldo Grasso).