usanza
uṡanza s. f. [der. di usare]. – 1. Atto o complesso di atti che si usa compiere per tradizione in un determinato tempo, luogo o ambiente: u. primitive, barbariche; u. raffinate, signorili, contadine, popolari; l’u. del baciamano; l’u. di offrire vittime umane agli dèi era viva presso gli antichi; nella nostra famiglia c’è l’u. di festeggiare gli onomastici; è u., è buona u. porgere al direttore gli augurî di capodanno; introdurre, smettere, abolire un’u.; prov. paese che vai, usanza che trovi; sovvenire alle necessità della Chiesa contribuendo secondo le leggi e le u., uno dei cinque precetti della Chiesa. Locuz. all’usanza di, secondo l’usanza, imitando il costume di: riti funebri celebrati all’u. del paese; mangiare il riso all’u. cinese. 2. Modo consueto, abitudine: molte persone hanno per u. di darsi delle arie; Non è fantin che sì sùbito rua Col volto verso il latte, se si svegli Molto tardato da l’u. sua, Come fec’io (Dante). 3. ant. a. Cosa consueta, solita: non suole essere u. che andando verso la state le notti si vadano rinfrescando (Boccaccio). b. Consuetudine, familiarità: avere u. con qualcuno, essere in relazione con lui; con la parte di messer Corso Donati tennono messer Rosso, messer Arrigo e messer Nepo e Pinuccio della Tosa, per grande u. e amicizia (Compagni). 4. Nella liturgia cattolica, si chiamava un tempo usanza o consuetudine il libro cerimoniale adottato; oggi la parola ha un senso più ristretto e indica un uso adottato da una comunità avente capacità giuridica (la chiesa universale, una provincia ecclesiastica, una diocesi, ecc.) e approvato dalla superiore autorità ecclesiastica.