tenero
tènero agg. [lat. tĕner -a -um]. – 1. Non duro, o meno duro, meno consistente dell’ordinario: a. Riferito a materiali e a prodotti che si lasciano tagliare, tritare e lavorare facilmente: legno t., legname d’opera facile a lavorarsi (ma anche legname da ardere che brucia facilmente); pietra t., roccia segabile con sega metallica a denti, adoperata come materiale da costruzione ornamentale; grano t., varietà di frumento le cui cariossidi, che hanno struttura farinosa, si prestano a fornire farina, contrapposto al grano duro, che fornisce elevata quantità di semolino; carne t., insalatina t., un frutto dalla polpa assai t., torrone t., ecc., che si mastica facilmente. b. Riferito a materiali e prodotti molli, che cedono alla pressione: plasmare con la t. creta; una pasta per torte molto t. e friabile. c. raro. Che non ha molta coesione: Qualor t. neve per li colli Dal sol percossa veggio di lontano (Petrarca), la neve soffice contrapposta al duro ghiaccio; Come si volgon per t. nube Due archi paralelli e concolori (Dante), qui nel sign. di sottile, trasparente. 2. estens. a. Recente, nato da poco (il che nelle piante è causa di tenerezza): i t. virgulti; erbe ancora t.; quindi, con riferimento all’età dell’uomo: nella t. infanzia; negli anni t.; fin dalla più t. età. b. non com. Di colore, pallido, tenue, delicato: un rosa, un celeste t.; E il verde t. de la novale Sotto gli sprazzi del sol ridea (Carducci); Si devono aprire le stelle Nel cielo sì t. e vivo (Pascoli). c. Vago, delicato: Meraviglia di mie bellezze tenere Non prender già, ch’io nacqui in grembo a Venere (Poliziano). d. ant. o raro. Debole: le quali sono di tanta potenza, che i fortissimi uomini non che le t. donne hanno già molte volte vinti (Boccaccio). 3. fig. a. Facile alla commozione, all’abbandono o al trasporto sentimentale e affettivo: avere un cuore t.; essere, mostrarsi t., buono, indulgente e tollerante: non bisogna essere troppo teneri con i figli; affettuoso, amoroso, premuroso: un t. padre, una t. moglie; come che molto s’ingegnasse di parer santo e t. amatore della cristiana fede (Boccaccio). b. Riferito a sentimenti, atti e gesti, parole che esprimono profonda e delicata affettuosità e tenerezza: un t. amore, una t. amicizia; gli dette una t. occhiata; gli volgeva t. sguardi; parole t.; t. carezze; O mio t. verso, Di chi parlando vai, Che studi esser più terso E polito che mai? (Parini). 4. Come sost., con valore neutro: a. La parte tenera di qualche cosa, soprattutto di cose commestibili: il t. del carciofo, dei cardi; mangia il t. e butta via il resto. b. Sentimento di amore: c’è del t. tra quei due. c. non com. Punto, lato debole di una persona: se lo prendi nel t., forse lo convinci; Punto sul t., risposi (Giusti), ma più com., in questo uso, punto sul vivo. ◆ Dim. tenerino, anche con un’accez. partic. (v. la voce); tenerèllo, usato di solito con tono vezzeggiativo e con sentimento commosso: bambini tenerelli, in tenerella età; e sostantivato: Tu pria che l’erbe inaridisse il verno, Da chiuso morbo combattuta e vinta, Perivi, o tenerella (Leopardi); ant. o raro, tenerétto: ho un uomo ... che insin da teneretta età è riposato nel mio grembo (Giamboni); accr., scherz., teneróne (anche come sost., f. -a), di persona facile a commuoversi. ◆ Avv. teneraménte, sempre nel sign. fig. di affettuosamente: lo amava teneramente. È anche didascalia musicale usata per prescrivere l’esecuzione dolce e affettuosa di un brano musicale: con uguale sign. si usa a volte la didascalia con tenerezza.