tassia
tassìa s. f. [der. del gr. τάξις «ordinamento»]. – 1. In botanica, la disposizione di date parti sul corpo vegetale: t. fogliare (v. fillotassi), t. delle radici (v. rizotassi), t. dei rami (v. cladotassi). 2. a. In biologia, il meccanismo con cui un organismo animale (o anche un gamete o una spora) assume e mantiene una posizione orientata (con l’intero corpo o con parte di esso) compiendo degli spostamenti rispetto a una fonte di stimolo; può essere positiva o negativa secondo che il movimento sia orientato verso lo stimolo oppure in direzione opposta. In base al tipo dello stimolo operante, si distinguono (per citare le più importanti) chemiotassie, fototassie (o eliotassie), galvanotassie, geotassie, igrotassie, magnetotassie, scototassie e tigmotassie, termini nei quali tassia compare come 2° elemento compositivo (v. -tassia). b. In etologia, con sign. più ristretto, azione orientata che viene attuata in modo cosciente dall’individuo, scissa quindi dagli altri componenti del movimento finalizzato che implicano una coordinazione di natura ereditaria. 3. In mineralogia, associazione regolare, detta anche epitassia, tra cristalli di specie diverse: si verifica tra sostanze a reticolo ionico, se le dimensioni reticolari sono simili o multiple, e tra cristalli con corrispondenza della disposizione degli ioni nei piani reticolari.