suffisso
s. m. [dal lat. suffixus «attaccato sotto», part. pass. di suffigĕre: v. suffiggere]. – 1. In linguistica, elemento formativo di una parola, con funzioni di derivazione e di determinazione morfologica e semantica, costituito da uno o più fonemi o sillabe, posposti alla radice o al tema di una unità lessicale: i s. diminutivi più comuni in italiano sono -ino, -etto, -ello. Il suffisso così definito è anche detto s. tematico, elemento di derivazione atto a fornire temi verbali (s. verbale) e temi nominali (s. nominale), per distinguerlo dal s. flessionale, elemento di flessione, che ha più comunem. il nome di desinenza, perché posto in fine di parola. Con il prefisso e l’infisso, il suffisso costituisce la categoria degli affissi. In opere che studiano la formazione delle parole, come, per es., i dizionarî etimologici, è usuale la locuz. a suffisso zero per definire la formazione di quei sostantivi che derivano da un tema verbale con la semplice aggiunta della desinenza (-o, più raram. -a) e quindi senza un vero e proprio suffisso tematico: sono «derivati (o deverbali) a suffisso zero», per es., guadagno, passeggio, ritorno, da guadagnare, passeggiare, ritornare, o classifica, predica, da classificare, predicare. Analogamente, vengono detti participî passati a suffisso zero (o anche, più semplicemente, senza suffisso) quelli formati allo stesso modo, soprattutto nell’uso ant. e pop. toscano, come cerco e trovo per cercato, trovato. V. anche zero, n. 2 e. 2. Nel nome dei file di un computer e in quello dei siti Internet, breve sequenza di lettere (separata con un punto dal nome principale) che indica di che natura è il programma che lo ha generato (per es., il suffisso .doc indica che si tratta di un testo), oppure a quale dominio appartiene (per es., il suffisso .com si trova per lo più nei siti di carattere commerciale, o largamente diffusi a livello internazionale).