sprazzo
s. m. [deverbale di sprazzare, o voce onomatopeica autonoma]. – 1. Zampillo, schizzo improvviso di acqua o di altro liquido: uno s. di pioggia; gli s. delle onde sugli scogli; Di bere e di mangiar n’accende cura L’odor ch’esce del pomo e de lo sprazzo Che si distende su per sua verdura (Dante), l’acqua che scende con spruzzi dalla roccia distendendosi sopra le foglie dell’albero. 2. a. Per estens., raggio vivido e improvviso, di breve durata: uno s. di luce, di sole; E il verde tenero de la novale Sotto gli s. del sol ridea (Carducci). b. In senso fig., manifestazione saltuaria di un fenomeno: la peste, della quale allora nelle truppe alemanne c’era sempre qualche s. (Manzoni). Anche, illuminazione, o intuizione, improvvisa o saltuaria: uno s. di lucidità; con uno s. d’ingegno ha risolto il problema; espressione fugace di sentimenti, sensazioni e sim.: uno s. di gioia; anche assol.: in quei giorni la loro vita aveva avuto l’ultimo s. (Quarantotti Gambini). c. Come locuz. avv., a sprazzi, in modo discontinuo, ogni tanto: ancora, a sprazzi, dalle nuvole cadeva qualche goccia (I. Calvino). ◆ Dim. sprazzétto.