sfiatare
v. intr. [der. di fiato, col pref. s- (nei sign. 3 e 4)] (aus. avere). – 1. a. Di fiato, aria, gas, vapore, uscire con forza da un condotto naturale o artificiale, o da un’apertura praticata volutamente o prodottasi fortuitamente: il vapore sfiata dalla valvola di sicurezza della caldaia; i gas prodotti dalla combustione sfiatavano dal tubo di scappamento. b. Con uso trans. o causativo, fare uscire, emettere il fiato, o aria, vapori, gas: il cavallo sfiatava dalle froge, nel freddo, un vapore denso; s. i radiatori, i termosifoni, per far defluire dalle tubature l'aria che impedisce la distribuzione uniforme di acqua calda per il riscaldamento (anche con uso assol.: questa caldaia, questa pentola a pressione sfiata). c. Sempre con uso trans., ma con altro sign., far rimanere senza fiato o senza voce, far perdere l’intensità e il timbro normale della voce o del suono: il fatto di parlare così a lungo, o di gridare tanto, lo aveva sfiatato; era corso pel medico ..., sfiatato dalla paura che il ferito non gli morisse in casa (Capuana); il bambino, a forza di suonarla, ha già sfiatato la trombetta; parlammo tutta la sera, fin che da fuori [a forza di suonarlo] non sfiatarono il clacson (Pavese). 2. Nell’intr. pron. sfiatarsi: a. Con riferimento a strumenti musicali a fiato o a cantanti, perdere la forza e l’intensità del suono o della voce: questo sassofono si è un po’ sfiatato; è un tenore ormai anziano e comincia a sfiatarsi. b. fam. In usi fig. e iperb., riferito a persone, gridare, parlare o cantare a voce alta, a lungo e per lo più inutilmente (cfr. le espressioni di valore analogo sgolarsi e perdere il fiato): mi sono sfiatato a chiamarvi, ma non mi avete sentito; è inutile che ti sfiati, tanto non lo convinci; l’opera incominciò, e i cantanti si sfiatarono senza che il pubblico si desse nemmeno per inteso (Rovani). ◆ Part. pass. sfiatato, anche come agg., di persona o strumento che ha perso in gran parte la voce o l’intensità del suono: un tenore sfiatato; un trombone sfiatato.