separare
v. tr. [dal lat. sepărare, comp. di se- «a parte» e parare «fare, approntare»] (io sepàro, ecc., più elevato e raro io sèparo, ecc.). – 1. a. Dividere, disgiungere persone o cose vicine o contigue, mescolate, materialmente o spiritualmente unite: gli Appennini separano il versante tirrenico da quello adriatico; due colonnati separano la navata centrale dalle laterali; s. la crusca dalla farina; la guerra lo ha separato per tre anni dalla famiglia; Quanto cara mi è questa finestra Che mi separa e unisce a Milano (Vivian Lamarque). b. Distinguere, sceverare: s. il buono dal cattivo; bisogna s. le ragioni valide da quelle inconsistenti. c. Con riferimento a contendenti, a persone che litigano, mettersi in mezzo tra loro, far cessare una lite o una rissa: quei due si stavano azzuffando, e lui ha tentato di separarli. In partic., nel pugilato, separatevi!, ordine (più frequente nella forma ingl. break!) con cui l’arbitro intima ai due pugilatori di staccarsi da un corpo a corpo non regolare. d. non com. Segregare, allontanare da ogni contatto o rapporto: s. gli affetti da malattie contagiose; s. i detenuti politici dai detenuti comuni. 2. ant. Interrompere, far finire: una fratellanza e una amicizia sì grande ne nacque tra loro, che mai poi da altro caso che da morte non fu separata (Boccaccio). 3. rifl. Dividersi, staccarsi, allontanarsi da persone alle quali si era legati da interessi, idee, sentimenti e attività comuni: mi sono separato dal mio socio; si è separato dai vecchi compagni di partito; mi dispiace separarmi da tutti gli amici; sarò costretto a separarmi per lunghi periodi dalla famiglia. In partic., di coniugi, cessare di convivere, dividersi: separarsi di fatto, legalmente; dopo appena tre anni di matrimonio si sono separati; Anna si è separata dal marito quando Giulio aveva sette anni. ◆ Part. pass. separato, anche come agg. (v. la voce).