scelta
scélta s. f. [der. di scelto, part. pass. di scegliere]. – 1. a. Libero atto di volontà per cui, tra due o più offerte, proposte, possibilità o disponibilità, si manifesta o dichiara di preferirne una (in qualche caso anche più di una), ritenendola migliore, più adatta o conveniente delle altre, in base a criterî oggettivi oppure personali di giudizio, talora anche dietro la spinta di impulsi momentanei, che comunque implicano sempre una decisione: fare una sc., o fare la sc., la propria sc., scegliere; fare la sc. della cravatta, della nuova auto, del velluto per rivestire il divano, di un quadro per il salotto, delle piastrelle per la cucina; la riunione dei docenti per la sc. dei libri di testo, nelle scuole; la sc. dei vini, per un pranzo, ecc. Anche di animali, persone, o d’altre cose: la sc. di un cane da caccia; la sc. dei compagni di gioco; la sc. del terreno su cui costruire la villa; sc. del campo, in alcuni sport, e spec. nel calcio, effettuata alla presenza dei capitani delle squadre antagoniste, e affidata alla sorte di una moneta lanciata in aria dall’arbitro, che dà il diritto al vincente di far schierare la propria squadra nella metà campo che preferisce; in senso più astratto, sc. del tempo, la ricerca e lo sfruttamento del momento opportuno per intervenire o per agire con proprio vantaggio (per es., nella scherma, per vibrare una stoccata all’avversario). Con riferimento a decisioni più importanti, di comportamento, di indirizzo, di partecipazione alla vita sociale, ecc.: la sc. del partito per cui votare; la sc. della scuola per i figli, della facoltà a cui iscriversi; la sc. del mestiere, della professione; fare una sc. di vita; e con uso assol.: viene sempre il momento in cui si deve fare una sc., o la propria scelta. In senso generico: fare una sc. convinta, una sc. responsabile, una sc. individuale, una sc. definitiva; e con riguardo all’esito: aver fatto una buona o una cattiva sc., una sc. giusta, sbagliata, una sc. fortunata. b. Frequente la locuz. avv. o agg. a scelta, con facoltà di scegliere liberamente: prendere una carta, un numero a sc.; per il vincitore ci sono varî premî a sc.; i possessori del biglietto avranno diritto a un omaggio a loro scelta; nel linguaggio burocr., avanzamento, promozione a sc., in base a titoli e meriti valutati indipendentemente dall’anzianità; in rapporti commerciali, contrattazione a sc., che dà facoltà all’acquirente di scegliere liberamente la merce migliore e rifiutare quella difettosa. c. Alla libera scelta, che è il caso normale, si contrappone la sc. obbligata, condizionata cioè da ragioni di necessità, da mancanza di alternativa; il termine passa quindi a significare, in frasi negative o riduttive, la possibilità di scegliere, sia in offerte di beni (è un negozio in cui c’è scarsa sc., c’è pochissima sc.) sia nel caso di determinate situazioni, in cui si è costretti ad adottare l’unica soluzione possibile: non c’è sc., non c’era sc., non c’è stata, purtroppo, altra scelta. 2. a. Selezione operata separando, in un insieme di oggetti o di prodotti, quelli migliori da quelli meno buoni, meno riusciti o più scadenti: la sc. delle lane, la sc. della frutta. In partic., quando la cernita sia fatta dal produttore o dal venditore: merce, stoffe, porcellane, o verdura, frutta, carni di prima sc., di seconda sc. (e per estens., nell’uso commerciale, di prima sc., di qualità superiore, di grande pregio, e sim.), mentre sono detti di terza sc. i prodotti di qualità più scadente. b. In senso collettivo, raccolta di cose scelte, che costituiscono il risultato di una selezione: la mostra esporrà una sc. di codici miniati; il cantante presenterà una sc. delle sue canzoni più applaudite; scelta di temi di versione per i licei. Letter. e raro di persone: Marfisa ... e Ruggiero, Ch’eran la scelta e ’l fior d’ogni guerriero (Ariosto). 3. Nella teoria degli insiemi, assioma della sc., assioma secondo il quale, data una famiglia di insiemi (diversi dall’insieme vuoto e a due a due privi di elementi in comune), è possibile ottenere un insieme scegliendo uno e un solo elemento da ciascun insieme della famiglia. Fu introdotto, con un enunciato equivalente, dal matematico ted. E. Zermelo nel 1908 e fu per varî decennî al centro di dibattiti e polemiche: da un lato sembra lecito accettarlo perché esprime un fatto intuitivo e perché è molto utile in varî settori della matematica, dall’altro ha conseguenze sconcertanti che fanno dubitare dell’opportunità di assumere tale assioma alla base della teoria degli insiemi. Sono attualmente noti più di cento enunciati equivalenti dell’assioma della scelta, tra i quali il postulato di Zermelo (o principio del buon ordinamento).