rogazione
rogazióne s. f. [dal lat. rogatio -onis «richiesta, preghiera», «proposta di legge», der. di rogare: v. rogare]. – 1. Nel culto cattolico, per lo più al plur., le pubbliche processioni supplicatorie, accompagnate da litanie, fatte per propiziare il buon raccolto. Si distinguevano in r. maggiori (o litania maior), di origine romana, che cadevano il 25 aprile, nel giorno stesso delle pagane Robigalia (v. robigalie); e r. minori (o litania minor), sorte in Gallia, che cadevano nei tre giorni avanti l’Ascensione; in origine avevano carattere penitenziale ma sono poi diventate processioni, soprattutto di campagna. In seguito alla revisione dell’anno liturgico, voluta dal concilio ecumenico Vaticano II, le rogazioni maggiori sono state abolite e le minori non sono più in stretto rapporto con la solennità dell’Ascensione, ma sono ora semplicemente giorni di «pubbliche supplicazioni» indette dalla Chiesa «per le necessità degli uomini, soprattutto per i frutti della terra e il lavoro dell’uomo», e di ringraziamento al Signore per questi doni. 2. Nella Roma repubblicana, la proposta di legge che il magistrato faceva in forma d’interrogazione al popolo adunato nei comizî: il popolo rispondeva, approvando o respingendo in blocco, senza possibilità di emendamenti. Di qui la definizione della legge, in lat. lex, come communis rei publicae sponsio. Questa immutabilità della proposta fatta dal magistrato spiega come, delle tre parti di cui si componeva il testo della lex, la formulazione vera e propria di questa prenda il nome di rogazione, in lat. rogatio, malgrado che, essendo stata ormai approvata, non sia più allo stato di proposta. 3. In diplomatica (più spesso nella forma lat. rogatio), la formula nella quale il rogatario attesta di avere scritto a richiesta del rogante (o rogatore) e in sua presenza, e la richiesta stessa fatta al rogatario.