robot
robòt (o ròbot) s. m. [nel sign. 1, der., attrav. il fr. robot, dal cèco Robot 〈ròbot〉, nome proprio, der. a sua volta di robota «lavoro», con cui lo scrittore cèco Karel Čapek denominava gli automi che lavorano al posto degli operai nel suo dramma fantascientifico R.U.R. del 1920; nel sign. 2, der. direttamente dal cèco robota nel senso di «lavoro servile; servizio della gleba»]. – 1. a. Apparato meccanico ed elettronico programmabile, impiegato nell’industria, in sostituzione dell’uomo, per eseguire automaticamente e autonomamente lavorazioni e operazioni ripetitive, o complesse, pesanti e pericolose: r. di manipolazione, di montaggio, di saldatura, di verniciatura, ecc. Per estens., r. da cucina, nome dato a piccoli elettrodomestici in grado di eseguire più operazioni per la preparazione dei cibi (tritare, affettare, impastare, grattugiare, ecc.). In espressioni fig., per sottolineare la necessità e il diritto di un lavoratore di essere trattato come uomo, con i suoi limiti di affaticamento e resistenza, e non come una macchina: un padrone insensibile che fa lavorare i dipendenti come r.; ogni tanto devo pur riposarmi: non sono un robot! b. Con sign. più generico, sinon. meno com. di automa. 2. Come termine storiografico, l’obbligo di lavoro di origine servile, analogo alla corvée, imposto dal governo asburgico nei territorî slavi dell’Impero. TAV.