ristorare
v. tr. [lat. restaurare; cfr. restaurare] (io ristòro, ecc.). – 1. ant. Restaurare: r. una città, una chiesa rovinata. Fig.: r. l’ordine, la disciplina. 2. letter. Di danni, ripararli, compensarli, risarcirli: r. una perdita subita, un’offesa; pietà, che ’n un sol giorno Può ristorar molt’anni (Petrarca). Di persona, compensarla, risarcirla o darle altrimenti soddisfazione di un danno, di un male o di un dolore che le si è arrecato: io son venuta a ristorarti de’ danni li quali tu hai già avuti per me (Boccaccio); Pur sorge il dì, ch’io ristorar ti possa De’ lunghi tuoi per me sofferti affanni (Alfieri); non com., rimeritare: di che premio al tuo gran merto uguale Ristorar ti poss’io? (Caro). 3. Far tornare forti, vigorose le forze del corpo indebolite o ammalate: r. le forze col riposo; r. lo stomaco con un pranzo abbondante; riferito alla persona stessa: quando fu passato il pericolo della febbre vulneraria, cominciarono gradatamente a ristorarlo con cibo più nutritivo (Pellico); con uso assol.: qui c’è un fresco che ristora; certi cibi saziano, ma non ristorano. Letter. o raro, in usi fig.: r. le forze dell’animo, della mente; r. il coraggio, la fiducia; r. le finanze, l’erario, colmandone le deficienze. 4. rifl. Prendere cibo, o bevande o riposo o altro per riacquistare le forze: se hai fame, ristòrati con una buona bistecca; poiché era stanco, entrò in un’osteria per ristorarsi con un bicchiere di vino; con quelle due ore di sonno mi sono abbastanza ristorato. ◆ Part. pres. ristorante, anche, ma raram., come agg., che ristora le forze: cibo, bevanda, riposo ristorante (cfr. il più com. ristoratore); frequente come s. m. (v. ristorante). ◆ Part. pass. ristorato, anche come agg., attribuito a persona che ha ripreso le forze: ora, dopo aver fatto merenda all’ombra di un albero, si sentiva proprio ristorato.