rinuncia
rinùncia (o, meno com., rinùnzia) s. f. [der. di rinunciare] (pl. -ce, o -zie). – 1. L’azione, il fatto di rinunciare a cosa che si possiede o che spetterebbe, o a compiere un’azione che si avrebbe il diritto di fare: r. a un incarico; r. a un’eredità, a una nomina, a una promozione; r. alla vendetta; fare atto di r.; r. formale, esplicita; con valore concr., l’atto, il documento con cui viene espressa la rinuncia: scrivere, firmare, spedire la r.; è arrivata la sua rinuncia. In partic.: a. In diritto, manifestazione e dichiarazione unilaterale della volontà di non esercitare un diritto soggettivo o un potere, fatta dal titolare di quel diritto o potere: r. all’immunità diplomatica o parlamentare, in diritto internazionale e amministrativo; r. delle parti agli atti del giudizio, in diritto processuale civile, come modo di estinzione del processo; r. abdicativa e traslativa, in diritto privato, come negozio giuridico con il quale si abdica a un diritto o lo si trasferisce ad altri. b. Nello sport, r. a una gara, a un campionato, la dichiarazione di un concorrente che non intende avvalersi del diritto a disputarli: in caso di tornei, le gare si disputeranno con un concorrente in meno; in caso di incontri a due, la rinuncia di un concorrente dà automaticamente la vittoria all’altro; r. al titolo (per es., di campione del mondo), espressa dal legittimo detentore: in tal caso il titolo viene nuovamente messo in palio in base a particolari norme stabilite dalle federazioni competenti. 2. estens. Abbandono volontario di beni o soddisfazioni che si potrebbero avere o sperare: l’accettazione di quel lavoro significò per lui la r. a proseguire gli studî; al plur., assol., anche nel senso generico di sacrifici, privazioni: è stata una vita di rinunce. Nella teologia e nell’ascetismo, il distacco da tutti i beni terreni, come mezzo per conseguire la perfezione.