ribellare
(ant. rebellare e rubellare) v. tr. [dal lat. rebellare, intr., comp. di re- e bellare «far guerra»; propr. «rinnovare la guerra»] (io ribèllo, ecc.). – Indurre a rifiutare obbedienza allo stato, al governo o alle leggi, e intraprendere azione a essi contraria: Ghino di Tacco ... ribellò Radicofani alla Chiesa di Roma (Boccaccio). Mentre nell’uso trans. è ant. e raro, è com. nell’intr. pron. ribellarsi, sollevarsi contro un’autorità costituita, specialmente politica o religiosa: le legioni della Spagna si ribellarono contro l’imperatore; Lutero si ribellò al papa; o nell’espressione di valore causativo far r., indurre alla ribellione: agenti nemici fecero r. le popolazioni delle campagne. Sempre come intr. pron., in usi estens. e fig., rifiutare obbedienza, sottomissione, opporsi con violenza o con decisione a costrizione o imposizione, anche spirituale: ha cercato di ribellarsi al padre; tentò di ribellarsi a quel prepotente (o alle sue prepotenze); è inutile ribellarsi al fato, contro l’evidenza; la mia coscienza si ribella a certi compromessi; la ragione, il buon senso stesso si ribella; e per esprimere risolutamente e violentemente il proprio dissenso: quando sentì calunniare così sfacciatamente quegli innocenti, non poté fare a meno di ribellarsi. ◆ Part. pres. ribellante, nell’uso letter. anche come agg., con valore intr., ribelle: Perch’i’ fu’ ribellante a la sua legge (Dante); stuol ribellante e ’n sé diviso (T. Tasso); i Galli insubri, i Liguri e le Spagne sempre furono ribellanti (A. Verri).