reo1
rèo1 agg. e s. m. (f. rèa) [dal lat. reus «accusato, colpevole»]. – 1. a. Autore di un reato, ossia di un’infrazione della norma penale (equivale, nel linguaggio corrente, a «colpevole»): riconoscere reo un imputato; essere r. di alto tradimento; r. confesso, convinto, presunto; spesso contrapp. a «innocente»: a saper ben maneggiare le gride nessuno è r., e nessuno è innocente (Manzoni). Raro o scherz., nell’uso non giur., col sign. generico di «colpevole»: r. di negligenza, di avarizia. b. Nel Codex iuris canonici, il colpevole di un delitto e anche, più comunem., il convenuto in giudizio criminale o contenzioso (reus conventus): in questo secondo caso può significare sia colui che è citato in giudizio come parte, sia colui contro il quale si chiede l’applicazione di una volontà di legge. 2. letter. Tristo, malvagio, iniquo, crudele (più com., in questo senso, rio1): la mala condotta È la cagion che ’l mondo ha fatto reo (Dante); ove se’ tu rea femina (Boccaccio); le piaghe onde la rea fortuna E amore, e il mondo hanno il mio core aperto (Foscolo); un più reo disegno d’accrescer la pubblica confusione (Manzoni); e sostantivato: Morte fura Prima i migliori, e lascia star i rei (Petrarca). Meno com. nel senso di triste, infelice: Madonna è morta, e à seco il mio core; E volendol seguire, Interromper conven quest’anni rei (Petrarca); or meni sì rei, Me sospirando, i tuoi giorni fiorenti (Foscolo). 3. Ant. e raro, con valore di sost. (neutro), colpa, malizia: Anteo ... Che ne porrà nel fondo d’ogne reo (Dante). ◆ Avv. reaménte, letter., malvagiamente, iniquamente.