radio1
ràdio1 s. f., invar. – 1. Forma abbreviata, e molto più com. nell’uso corrente, di radiofonia e radiotelegrafia (talvolta anche di radiotecnica): l’invenzione della r.; la storia, i progressi della r.; mediante la r. sono collegati rapidamente fra loro i paesi più lontani; intendersi, essere un po’ pratico di radio. 2. L’organizzazione che provvede a diffondere mediante trasmissioni radiofoniche notizie, musica, spettacoli di varietà, opere drammatiche, conversazioni di vario argomento, ecc.: la r. di stato (e, di contro, r. private, o commerciali, libere); questa sera la r. trasmette un’opera lirica; canzonette diffuse dalla r.; i concorsi banditi dalla r.; la r. francese, vaticana, ecc.; i funzionarî, i presentatori della r.; i programmi della radio. In queste e in altre frasi (per es., l’antenna della r.) s’intende anche, spesso, la stazione radiotrasmittente; in qualche caso, il singolo apparecchio trasmittente (per es.: una r. clandestina, pirata). Da notare inoltre le espressioni brachilogiche come abbonamento radio, o radio-Montecarlo (anche senza il trattino) e sim., sempre riferentisi alle stazioni trasmittenti e alla relativa organizzazione. Radio fante, espressione scherz. del linguaggio milit. (anche radiofante), nata durante la seconda guerra mondiale per indicare la fonte incontrollabile, ma spesso sicura, da cui si diffondevano tra i militari notizie relative alla guerra o alla situazione politica, al proprio reparto o corpo. 3. Nel linguaggio com., l’apparecchio radiofonico detto più tecnicamente radioricevitore: una r. portatile a transistori; aprire o accendere, chiudere o spegnere la r.; tenere la r. al massimo volume; far riparare la radio; talora anche l’apparecchio radioricetrasmettitore: militari addetti alla radio. ◆ Dim. radiòla, radiolina (v.), raro radiolétta, piccolo apparecchio radioricevente. TAV.