radicare
v. intr. [dal lat. radicari, lat. tardo radicare, der. di radix -icis «radice»] (io ràdico, tu ràdichi, ecc.; aus. essere). – 1. a. Mettere radici, abbarbicarsi, attecchire, di piante, e, per estens., di denti, calli, tumori, e sim.: è un tipo di grano che radica in qualunque terreno. In botanica, con sign. più specifico, emettere radici avventizie: la vite radica facilmente. Più com., spec. fuori di Toscana, con la particella pron.: radicarsi fortemente, profondamente, robustamente, ecc. b. fig. Inserirsi e ambientarsi perfettamente (quasi esclusivam. con la particella pron.), riferito a persone: è appena qualche mese che si è trasferito a Torino, e già vi si è radicato; non so se riuscirà a radicarsi in questo ambiente così difficile; e riferito a idee, pensieri, opinioni: i pregiudizî si radicano più facilmente nelle menti semplici; l’idea della vendetta si radicava sempre più nel suo cuore. 2. Raro l’uso trans., in senso fig. e con valore causativo, far penetrare, inserire profondamente: radicò i suoi principî nella mente dei discepoli. ◆ Part. pres. radicante, anche come agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. radicato, anche come agg. (v. la voce).