radere
ràdere v. tr. [lat. radĕre] (pass. rem. rasi, radésti, ecc.; part. pass. raso). – 1. Tagliare via il pelo col rasoio: r. i baffi, la barba, i capelli (più fam. fare la barba, i capelli), i peli superflui; r. le gote, il mento, la chierica; il barbiere stava radendo la barba a un cliente, o anche assol. stava radendo un cliente. Rifl. radersi, che usato assol. si riferisce sempre alla barba: radersi col rasoio, con la lametta, col rasoio elettrico; mi rado da solo. 2. estens. a. Togliere via raschiando: E perché tu più volontier mi rade [= rada] Le ’nvetrïate lagrime dal volto (Dante); anche fig.: del cor mi rade Ogni delira impresa (Petrarca); e col senso di togliere, dissipare: Sì come sole ch’ogni nebbia rade (Carducci). Anticam., raschiare in genere; e inoltre: tosare le monete (togliere loro cioè una leggera sfoglia di metallo); cancellare scritture e ipoteche; radiare dall’elenco dei soci, ecc. b. Tagliare dalla base, abbattere dalle fondamenta: r. a terra un bosco; spec., r. al suolo (meno com. il semplice radere), distruggere interamente: r. al suolo una fortezza; la città fu rasa al suolo dai nemici, dai bombardamenti; Ilio raso due volte e due risorto Splendidamente su le mute vie (Foscolo). 3. Rasentare, passare molto vicino a una superficie quasi sfiorandola: volando, talor s’alza ne le stelle, E poi quasi talor la terra rade (Ariosto); dal bar ancora aperto un riflesso di luce radeva la crosta d’asfalto (Pasolini); i proiettili radevano il suolo; la barca procedeva radendo gli argini. In veterinaria e nell’ippica, r. il tappeto, espressione riferita al cavallo che trotta ad arti poco flessi e che pertanto sfiora il terreno con la faccia anteriore degli zoccoli.◆ Part. pres. radènte, anche come agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. raso, anche come agg. (v. raso1).