protendere
protèndere v. tr. [dal lat. protendĕre, comp. di pro-1 e tendĕre «stendere»] (coniug. come tendere). – Tendere in avanti: p. le braccia, per implorare o per accogliere; cipressi e cedri ... Perenne verde protendean su l’urne (Foscolo), stendevano ampiamente sopra le tombe; talora, spec. nel linguaggio letter., in qualche accezione fig. di tendere: Ed io ... Vèr lo balcone al buio protendea L’orecchio avido e l’occhio indarno aperto (Leopardi). Nel rifl.: si protese fuori della finestra; [il falcone] si volge al grido e si protende Per lo disio del pasto che là il tira (Dante); vide intorno sei sette facce orrende protendersi per ascoltare (Comisso); anche con uso intr. pron.: il promontorio si protende nel mare per 6 km. ◆ Part. pass. protéso, anche come agg.: corpo proteso nel vuoto; usato da Dante (Inf. XV, 114-115) con sign. partic.: Fu trasmutato d’Arno in Bacchiglione, Dove lasciò li mal protesi nervi, i nervi tesi nel desiderio impuro.