Prodinotti
s. m. inv. Sostenitore o esponente dello schieramento politico del centrosinistra che concilia e riassume le posizioni e le scelte politiche di Romano Prodi e di Fausto Bertinotti. ◆ In aula dibattito fiacco e a tratti aspro, col ds Gavino Angius che chiama in aula il ministro [Maurizio] Gasparri perché ripeta l’«infamante» equazione tra terroristi e fautori del no, col repubblicano Antonio Del Pennino che ironizza sulla coalizione di «Prodinotti» e l’Udc Francesco D’Onofrio che si scaglia contro «l’accattone» Romano Prodi: «Vergogna, va in Europa a parlar male del nostro Paese». Boati a sinistra, applausi a destra e senatori in fila per la stretta di mano. (Monica Guerzoni, Corriere della sera, 17 febbraio 2005, p. 8, Politica) • il successo di piazza non può non avere ricadute all’interno del centrosinistra. Esso depotenzia il ruolo dei partiti a favore delle istanze di base. Nella fattispecie dell’Unione, fornisce un argomento ulteriore a [Romano] Prodi – lui generale senza truppa – per potenziare la sua offensiva anti-segreterie di partito. In secondo luogo sposta l’equilibrio interno a sinistra, ossia a favore di [Fausto] Bertinotti: apostolo dell’antagonismo di classe, missionario di un pacifismo pregiudiziale e, quindi, anche primo alfiere del disimpegno italiano dall’Iraq. Ulteriore ragione, questa, del rafforzamento dell’asse istituito dal Professore con il leader di Rifondazione comunista, etichettato dagli avversari con il neologismo di «Prodinotti» per sottolineare la deriva estremista dell’abbraccio, e viceversa motivo di sofferenza per i moderati di centro (da [Clemente] Mastella a [Francesco] Rutelli). (Roberto Chiarini, Giornale di Brescia, 20 febbraio 2005, p. 1, Prima pagina) • «Se Fausto è andato avanti così determinato, vuol dire che aveva già l’accordo». Calmo e tranquillo, come sempre gli capita nei momenti cruciali quando gli altri friggono, Massimo D’Alema ha spiegato ai fedelissimi la sua versione dell’affaire Montecitorio. Non una partita personale con Fausto il rosso, e neanche un braccio di ferro contro Rifondazione. E perché, poi? Il problema numero uno, l’inciucione questo sì da fermare sul nascere ha le sembianze di un neologismo: il Prodinotti, cioè un governo e una maggioranza che nascesse sotto l’insegna dell’asse Prodi-Bertinotti. (Nino Bertoloni Meli, Messaggero, 22 aprile 2006, p. 3, Primo piano).
Composto dai nomi propri (Romano) Prodi e (Fausto Berti)notti.
Già attestato nel Corriere della sera del 20 aprile 1997, p. 4 (Vittorio Monti).