prima1
prima1 avv. [lat. tardo prīma, dall’agg. (lat. class.) prīmus «primo»]. – 1. a. Come vero e proprio avv., con valore temporale, indica anteriorità nel tempo rispetto a un fatto o a un momento determinato, chiaramente o implicitamente espresso, oppure rispetto al momento nel quale o del quale si parla; l’anteriorità può essere indicata in modo indeterminato o precisando la distanza nel tempo: potevi arrivare p.; dovevamo pensarci p.; per poter entrare, bisogna p. ottenere l’autorizzazione; molto, poco tempo p.; due ore, tre giorni p.; un anno p.; se arrivavi un momento p., lo trovavi in casa; immediatamente prima; l’aspettavamo per le sei, ma è venuto un po’ prima; ha spesso senso relativo, indicando precedenza temporale rispetto a un termine di confronto (che può essere anche sottinteso): chi di voi ha fatto prima?; sono arrivato qui p. io di te; anche in gare (o competizioni non solo sportive) di velocità: ha fatto p. lui; chi arriva p. prende il premio; con uso assol., nel linguaggio fam., fare prima, arrivare più presto: se passi di qua, fai prima. Come secondo termine di paragone, nella locuz. di prima, può sostituire, per ellissi, una prop. comparativa: ne so meno di p. (o quanto p.), meno (o lo stesso) di quanto ne sapevo prima; siamo al punto di p. (e, similm., come p., allo stesso modo: se non vuoi accettare, dillo chiaramente, e restiamo amici come p.); o, sempre per ellissi, una prop. relativa: ha telefonato il signore di p., che aveva già telefonato prima; da quando è andato in pensione non è più quello di prima. Con valore più generico, in correlazione con un avv. indicante posteriorità nel tempo: p. studia, e poi potrai andare a giocare; p. lasciami finire, e dopo rispondimi; prima o poi per me è lo stesso; e alludendo a tempi passati in contrapp. a oggi, all’epoca presente: le usanze di p. erano molto diverse da quelle di oggi. b. Seguito dalla prep. di, acquista funzione di locuz. prepositiva e introduce complementi di tempo: p. del pranzo prenderemo un aperitivo; verrò a salutarti p. della tua partenza; non lo sapevo p. d’ora; p. d’oggi nessuno se n’era accorto; è merce di p. della guerra; e ellitticamente: è invecchiato p. del tempo, prima del tempo giusto, normale. c. Seguito dalla cong. che o dalla prep. di più un infinito, ha valore di cong. temporale: p. di parlare pensa bene a quello che devi dire; p. che la cosa giungesse a questo punto, potevi almeno informarmi; pulisciti le scarpe, p. di entrare; p. che me lo ordini lui, me ne andrò da me. Con sign. particolare in alcune espressioni: p. che posso, potrò, ho potuto, ecc., appena posso, potrò, ecc. (è venuto p. che ha potuto, ma lo stesso non ha fatto in tempo), e ellitticamente: prima possibile, prima che sia possibile, al più presto. Talora ha sign. affine a «piuttosto»: si sarebbe fatto uccidere p. di tradire i compagni; spec. in espressioni iperboliche proprie del linguaggio letter.: P. divelte, in mar precipitando, Spente nell’imo strideran le stelle Che la memoria e il vostro Amor trascorra o scemi (Leopardi). Ant. o letter. non (o né) prima che ..., per indicare successione immediata di due fatti, azioni o movimenti: nel suo giro tutta non si volse Prima ch’un’altra di cerchio la chiuse (Dante); né prima nella camera entrò che ’l battimento del polso ritornò al giovane (Boccaccio). Sign. simile («non appena») ha la cong. temporale come prima, ormai rara anche nell’uso letter.: la donna, come prima poté, nella camera se ne venne (Boccaccio); come prima al gioven puose cura Alquanto paurosa alzò la testa (Poliziano). d. Locuzioni con valore avverbiale: prima o poi, per significare che una volta o l’altra, in un tempo o in un altro un fatto, un’azione dovrà comunque accadere (prima o poi dovrai deciderti; prima o poi cambierai idea); quanto prima, prima possibile, al più presto. Per da prima, v. dapprima, che è la forma in grafia unita, più usata. 2. ant. La prima volta, per la prima volta: non è molto numero d’anni passato, che appariro p. questi poete volgari (Dante). 3. In senso fig., esprime l’anteriorità ideale, la maggiore importanza, il maggior rilievo di un elemento rispetto ad altri, espressi o sottintesi: così facendo inganni p. te stesso, poi i tuoi genitori; non vengo, p. perché è tardi, poi perché non ne ho voglia; spesso rafforzato: p. di tutto devo pensare a guadagnarmi da vivere. 4. Come avv. o prep. di luogo, indica il luogo che precede, che s’incontra precedentemente: p. della piazza c’è un grande palazzo; proseguendo in questo senso, la mia casa si trova poco p. della stazione; due, tre chilometri prima; una pagina, un rigo prima.