postergare
v. tr. [dal lat. mediev. postergare, der. della locuz. post tergum «dietro le spalle»] (io postèrgo, tu postèrghi, ecc.). – 1. letter. Gettarsi una cosa dietro le spalle, non darsene pensiero, omettere di farla: sarebbe una delle prime cose da fare, e mi sembra che venga trascurata e postergata (Bacchelli); anche, non tenere in considerazione, disprezzare. 2. Posporre una cosa a un’altra si possono privilegiare o p. alcune quote di partecipazione nel riparto degli utili; anche in senso fig.: ai celesti e non caduchi beni Posterga i corruttibili e i terreni (Marino). Con sign. più concr., nel linguaggio giur., cambiare di grado nella iscrizione ipotecaria: p. due ipoteche, o due creditori ipotecarî, invertendo il loro numero d’ordine (che è dato dalla successione cronologica). 3. Nell’uso burocratico, porre a tergo, scrivere a tergo di un documento (lo stesso che attergare, nel sign. 1): p. un’annotazione a una pratica; si vedano le correzioni postergate.