pergamena
pergamèna s. f. [dal lat. pergamena, femm. sostantivato (sottint. charta «carta») dell’agg. Pergamenus «di Pergamo» (v. pergameno), per il fatto che i metodi di fabbricazione di questo materiale ebbero un particolare sviluppo sotto gli Attalidi, re di Pergamo (3° e 2° sec. a. C.)]. – 1. Pelle di agnello (ma anche di pecora, capra, vitello, ecc.) che, dopo accurato lavaggio e dopo essere stata liberata dal pelo, viene resa morbida mediante immersione in una soluzione di acqua e calce, quindi scarnata e infine sbiancata con ammoniaca e acqua ossigenata: mantenuta tesa su un telaio, viene fatta essiccare e inoltre, nel caso di pelli di agnello e di agnellone, rifinita sia dalla parte interna (carne) con la scarnitura, sia dalla parte esterna (fiore) con la raschiatura, eseguite con appositi strumenti; in quanto pelle non conciata, a differenza del cuoio, presenta la rigidità e la consistenza della carta grazie all’allineamento delle fibre di collagene in strati, dovuto al processo di essiccatura sotto tensione. Detta anche cartapecora, fu adoperata sin dal tempo degli antichi Egizî e ha costituito per molti secoli la materia scrittoria più pregiata e durevole fino all’avvento della carta, che, a partire dal 13° sec., l’ha gradatamente soppiantata; attualmente si usa nell’industria degli strumenti musicali, in legatoria, per diplomi di laurea, e nella fabbricazione di scatole, astucci, paralumi: un libro, un codice in (o di) pergamena; un volume legato in tutta p., in mezza p.; falsa p., p. artificiale (o cartapecora vegetale), lo stesso che carta pergamenata (v. pergamenato). 2. estens. a. Documento, codice, manoscritto e sim. scritto su pergamena: ricercare, studiare le vecchie pergamene; gli donarono per ricordo una p. miniata. b. Cartoccio di cartapecora con cui si copre il lino sulla conocchia.