perforato
agg. [part. pass. di perforare]. – 1. Che è o appare trapassato da uno o più fori: fogli, moduli p. lungo il margine laterale (o con il margine p.); schede, nastri p., su cui sono stati praticati dei fori mediante speciali macchine perforatrici, per comunicare dati a sistemi meccanografici o elettronici (ormai non più in uso). 2. Con sign. specifici: a. In anatomia umana, spazio p. anteriore (o sostanza p. anteriore), formazione interemisferica costituita da una piccola regione situata immediatamente dietro la benderella olfattoria, a ciascun lato del chiasma ottico; spazio p. posteriore, piccola regione interemisferica situata tra i tubercoli mammillari anteriormente e i peduncoli cerebrali. b. In medicina, ulcera p., ulcera gastrica o duodenale cui è conseguita la perforazione dei tessuti dell’organo su cui è prodotta la lesione patologica. c. In zoologia, detto del guscio dei foraminiferi politalamî, le cui pareti sono attraversate da numerosi pori (anche come s. m. pl., i perforati, per indicare nel loro insieme tali foraminiferi). d. In botanica, detto di lamina fogliare che, per la presenza delle ghiandole secretrici, appare in trasparenza come se fosse trapassata da minuti forellini (per es., in diverse specie di iperico), oppure di lamina che presenta realmente dei fori, anche di varî centimetri di diametro (come, per es., nelle foglie del filodendro), che sono dovuti all’arresto precoce dello sviluppo del tessuto internervale, in confronto all’accrescimento delle nervature.