pelliccia
pellìccia (ant. pillìccia e altre var.) s. f. [lat. tardo pellīcia, agg. femm. der. di pellis «pelle»] (pl. -ce). – 1. a. Il mantello pilifero dei mammiferi, che può essere variamente pigmentato e costituito generalmente da una serie esterna di peli più lunghi, robusti e radi (giarra), e una serie interna di peli complessivamente più sottili e numerosi (lanugine o borra); è così chiamato sia il mantello dell’animale vivo, spesso mutevole in relazione al sesso, all’età e all’ambiente, sia più comunem. la pelle dell’animale morto, trattata in modo da conservare il pelo con le sue caratteristiche di morbidezza e lucentezza: la p. invernale e estiva dell’ermellino; animali da pelliccia; l’industria, la lavorazione delle p.; una giacca, un collo, un bavero, un manicotto di pelliccia; un cappotto foderato di pelliccia. b. L’indumento stesso di pelliccia, soprattutto soprabito, mantello o grossa giacca: indossare, mettersi, infilarsi la p.; comprarsi, farsi la p.; per Natale ha avuto in dono una nuova p.; una signora in pelliccia; una p. di visone, di martora, d’agnello, di volpe, di marmotta, di astrakan; p. ecologica, confezionata con tessuti sintetici. 2. Lo stesso che cotica erbosa, cioè la parte esterna, erbosa di un prato. 3. In araldica, particolare campo dello scudo, distinto sia dal colore sia dal metallo; nell’araldica italiana si usano due sole pellicce, dette anche foderature o pelli, l’ermellino e il vaio, con le loro varietà. ◆ Dim. pelliccétta, pelliccia corta, piccola (come indumento); pelliccia di poco pregio (una pelliccetta di coniglio); pellicciòtto m., pelliccia non troppo ampia, confezionata con pelli di poco valore, o anche giubbotto di pelliccia; accr. pelliccióne m. (v.).