passo3
passo3 s. m. [deverbale di passare]. – 1. a. L’atto, il movimento di passare; passaggio: permettere, consentire, o negare, impedire, vietare, proibire il p. (a qualcuno, oppure in un luogo, per un luogo); ché ’l nostro passo Non ci può tòrre alcun (Dante); ostacolare il p.; contendere il p. a qualcuno, contrastare il suo passaggio; attraversare il p. a qualcuno, porsi sulla sua strada per impedirgli il passaggio; dar p. libero, o semplicem. dare il p., concedere la facoltà di passare (con altro sign., dare il p., o cedere il p., fermarsi perché altri passi o entri prima di noi, come atto di cortesia o di rispetto); il p. è mio, ho io il diritto di passare per primo. Anticam., anche seguito da complemento: il p. del fiume, e sim. b. Passaggio, come attraversamento di uno spazio, di un territorio: essere di p. in un luogo, esservi di passaggio, fermarvisi per breve tempo; e luogo di p., dove abitualmente passa molta gente: Questo è luogo di p. e forse in tanto Alcun verrà che nuova di lui rechi (T. Tasso); p. obbligato, luogo per cui bisogna necessariamente passare. In partic., il passaggio abituale degli uccelli per una regione nel loro movimento migratorio: incomincia il p. dei colombacci; quest’anno c’è stato gran p. di allodole; l’epoca, i giorni del passo. In senso stretto, la migrazione autunnale di quelle specie che dai luoghi di riproduzione si recano in quelli di svernamento (mentre il movimento contrario si chiama ripasso). Uccelli di p., quelli che attraversano un luogo durante la migrazione primaverile o autunnale; uccelli di doppio p., quelli che ogni anno passano due volte sulle stesse regioni, nel viaggio di andata e in quello di ritorno verso i territorî di nidificazione. c. Analogam. (ma meno com.), la migrazione dei pesci. 2. Luogo, apertura, varco e sim. per dove si passa o si può passare. a. In senso generico: un p. stretto, ampio; ingombrare il p.; si prega di lasciare libero il p.; aprirsi il p., o un p., tra la folla, in luogo intricato da piante, rami e sim., tra le macerie, oppure tra i nemici con la forza delle armi, ecc.; se non fosse che ’n sul passo d’Arno Rimane ancor di lui alcuna vista (Dante), sul Ponte Vecchio a Firenze. Nella cavalleria medievale, p. d’arme, denominazione di un duello in campo chiuso, provocato da un cavaliere che, per dar prova del suo valore, si collocava armato a contrastare un passo (capo d’un ponte, sbocco d’una valle, ecc.) a chi tentasse di valicarlo. b. Insellatura montuosa per la quale si può passare (sinon. quindi di valico1, da cui però non può essere sostituito in molte denominazioni che hanno ormai valore di toponimi): il p. (di) Sella, il p. Pordoi, il p. (di) Falzarego, il p. (di) Rolle; il p., o il valico, del Cenisio, del Sempione; il p. delle Termopili, che anticam. esisteva tra la Grecia centrale e la Tessaglia, famoso per una battaglia combattuta nel 480 a. C. tra i Greci e l’esercito di Serse, dove morirono eroicamente i 300 spartani guidati da Leonida. Nelle carte antiche, passaggio montano obbligato, per il quale passava una strada vigilata con luoghi di controllo, detti appunto passi. c. Braccio di mare delimitato da due terre adiacenti: il p. di Calais, che divide le coste settentr. della Francia da quelle merid. della Gran Bretagna, nella parte più stretta del canale della Manica. d. P. carrabile o carraio, varco adatto al passaggio dei veicoli, praticato attraverso marciapiedi o sim. e. Nelle tonnare, porta incompleta fra una camera e l’altra dell’isola. f. P. d’uomo, apertura proporzionata al passaggio di un uomo nel senso della minor dimensione, praticata in grandi recipienti, serbatoi, botti, paratie stagne, scafi, fusoliere, ali e simili, per l’accesso a scopo di verifica o di pulitura. g. Nell’industria tessile, p., o bocca, d’ordito, il vano, formato dallo spostamento dei fili d’ordito, entro il quale passa la navetta. 3. fig. a. Impresa ardua; situazione difficile (di solito determinato da aggettivi): Guarda la mia virtù s’ell’è possente, Prima ch’a l’alto p. tu mi fidi (Dante, con allusione all’attraversamento del regno infernale); fida scorta ... che sol mi lassi Al camin duro, ai perigliosi p. (Bembo); prov., adagio ai mali passi (tosc. a’ ma’ passi), raccomandazione di procedere con molta prudenza nelle situazioni pericolose. b. Col sign. generico di transito, passaggio, trapasso, e accompagnato da varî agg. indica spesso, nel linguaggio letter., la morte: il p. estremo, il gran p., il terribile p.; Quanti dolci pensier, quanto disio Menò costoro al doloroso p. (Dante), alla morte violenta; La morte fia men cruda Se questa spene porto A quel dubbioso p. (Petrarca); ridenti Correste al p. lacrimoso e duro (Leopardi). ◆ Dim. passétto, con accezioni partic. (v. passetto2).