ovolo
òvolo s. m. [der. (propr. dim.) di (u)ovo]. – 1. Fungo basidiomicete della famiglia agaricacee (Amanita caesarea), detto anche o. buono, cocco, che cresce nei boschi cedui, nelle radure, soprattutto con substrato siliceo, e presenta un cappello aranciato di sopra, con lamelle, anello e gambo gialli, e volva bianca; è molto apprezzato come cibo, e deve il suo nome all’aspetto che ha quando è ancora tutto avvolto dal velo totale. O. malefico (lat. scient. Amanita muscaria), detto anche ovolaccio o agarico moscario, fungo carnoso a cappello rosso con verruche bianche e il resto bianco, molto velenoso, frequente nelle pinete e abetine. 2. In botanica, protuberanza tondeggiante che si trova talvolta, in numero più o meno grande, sul pedale di alcune piante, e normalmente nell’olivo, dovuta a un’anormale moltiplicazione cellulare nella zona generatrice, e usata talora per la riproduzione. 3. In architettura, termine che indica tanto una modanatura aggettante a sezione più o meno simile a un quarto di cerchio convesso verso il basso, quanto l’ornato che spesso ne decora la superficie e che consiste in una serie di elementi ovoidali accompagnati da motivi semilunati concentrici, alternati ad altri a forma di dardo: rappresenta una delle forme caratteristiche dell’architettura classica. 4. non com. Oggetto di forma simile a un piccolo uovo (cfr. ovulo).