ombra1
ómbra1 s. f. [lat. ŭmbra]. – 1. a. Zona oscura, o di minore luminosità, della superficie di un corpo, detta in partic. o. portata se è prodotta dall’interposizione, tra il corpo e la sorgente di luce, di un secondo corpo opaco, e o. propria se è la parte della superficie del corpo stesso non raggiunta dalla luce; con zona d’o. s’intende anche la regione dello spazio non raggiunta dalla luce a causa dell’interposizione di un corpo opaco; cono d’o., la zona di spazio racchiusa tra la superficie del corpo opaco e i raggi provenienti dalla sorgente e tangenti al contorno del corpo stesso (nel caso di sorgente estesa, cioè non puntiforme, intorno alla zona d’ombra appare una zona di maggiore luminosità detta penombra); fare ombra; avere una parte del viso in o.; farsi o. agli occhi, con la mano o con altro riparo; contrasti, giochi di luce e d’o., creati dall’alternarsi di zone illuminate e di zone oscure; o. fitta, densa, folta (con riferimento indiretto alla fittezza degli alberi o dei rami che fanno ombra); deserto sterminato senza un palmo d’o.; l’o. delle case, dei platani (proiettata cioè dalle case, dai platani sulla strada); tornan l’ombre Giù da’ colli e da’ tetti Al biancheggiar della recente luna (Leopardi); Il soffio cresce, il buio è rotto a squarci, E l’ombra che tu mandi sulla fragile Palizzata s’arriccia (Montale); stare, camminare all’o.; cercare un po’ d’o.; mettersi, sedersi, stendersi, riposarsi all’o.; a una fresca o. e bella, Trovàr dui cavalieri e una donzella (Ariosto); All’o. de’ cipressi e dentro l’urne Confortate di pianto (Foscolo); scherz., essere nato, o vivere, all’o. di San Pietro o del cupolone, all’o. della Madonnina, e sim., a Roma, a Milano. In astronomia, o. volanti, bande alternativamente chiare e scure, più o meno parallele fra loro, spostantisi in direzione perpendicolare alla loro lunghezza con una velocità di circa 20 m/sec. che appaiono poco prima o poco dopo la fase di totalità di un’eclisse di Sole. Nella geometria descrittiva, teoria delle o., quella che si occupa sistematicamente della rappresentazione sul foglio di disegno delle ombre delle figure geometriche supposte opache. b. Per analogia, nel disegno, nell’incisione semplice o a retino, nella pittura, si dicono ombre i toni scuri (ottenuti col tratteggio o con la tinta) con cui si rappresentano le zone d’ombra e si dà rilievo alle immagini: luci e ombre, in un quadro, in un disegno, ecc. (e in senso fig., aspetti positivi e negativi, per es. nello stile di uno scrittore, o in una descrizione, momenti lieti e tristi nella vita di un individuo, nei rapporti fra due persone, e sim.). Per estens., in fotografia, si parla di ombre (in contrapp. a luci) con riferimento alle zone del soggetto dove l’illuminazione risulta meno intensa per effetto della posizione rispetto alle fonti di luce, e che sono riprodotte con maggiore o minore dettaglio variando il tempo di esposizione. Terra d’ombra: varietà di ocra gialla (limonite terrosa) di colore bruno-castagno, che contiene forti percentuali di ossidi di manganese e piccole quantità di sostanze umiche; il nome è forse un’alterazione di terra d’Umbria (che pare esserne la denominazione originaria), dovuta al fatto che quest’ocra è usata spesso per le ombreggiature nella pittura a olio o ad acquerello. 2. a. La figura che un corpo facente ombra proietta su una superficie e che ne riproduce, più o meno alterata, la forma: si disegnavano sul viale le o. degli alberi; a mano a mano che cala il sole, le o. si allungano; vide apparire sulla parete l’o. di una mano; mille vaghi aspetti E ingannevoli obbietti Fingon l’o. lontane (Leopardi); A letto, il buio li fasciò, gremito D’o. più dense; vaghe o., che pare Che d’ogni angolo al labbro alzino il dito (Pascoli). O. cinesi, gioco consistente nel produrre su uno schermo o su una parete delle ombre rappresentanti figure varie, umane o animali, disponendo opportunamente le mani, sole o con l’aiuto di cartoni accessorî, tra lo schermo e la sorgente luminosa. Teatro delle o., tipo di rappresentazione dialogata e accompagnata dalla musica, diffusa nell’Asia merid., spec. a Giava e a Bali, realizzata proiettando su uno schermo l’ombra di marionette di cuoio, legno o pergamena, stilizzate e rappresentate di profilo, azionate per mezzo di tre supporti che ne muovono corpo e braccia. In partic., la figura che proietta il corpo dell’uomo; di qui, le frasi: lo seguiva dappertutto come un’o. (o come l’ombra il corpo); è, pare la sua o., è inseparabile da lui, non lo lascia mai; ha paura persino della sua o., di chi si spaventa per nulla o vive in costante timore e sospetto; è, pare l’o. di sé stesso, di chi è assai dimagrito (con lo stesso senso, anche è diventato un’o., s’è ridotto un’o.), o di chi ha perduto le capacità, l’energia, l’autorità che aveva un tempo. b. Anche la persona stessa, o altro oggetto, quando, per l’oscurità o per altro motivo, se ne veda solo il contorno indistinto: ombre nella notte; è mezzo cieco e vede solo delle o.; e in similitudini: gli uomini passavano come ombre nella nebbia; guizzare, dileguarsi come un’ombra. c. Il simulacro del corpo che, secondo le concezioni antiche e le credenze popolari o nell’immaginazione poetica, conservano nell’oltretomba le anime dei defunti: Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto! (Dante); parmi, dovunque io vado ..., l’ombre di coloro che sono trapassati vedere (Boccaccio); amor fra l’o. inferne Seguirammi immortale (Foscolo). Quindi, in genere, lo spirito dei defunti, oppure spettro, apparizione, fantasma: il regno delle o.; evocare le o. dei morti; placare le o. con sacrifici; gli apparve un’ombra. L’o. di Banco, il ricordo ossessivo di una colpa o di un errore (spesso anche in senso scherz.): sembrava perseguitato dall’o. di Banco; smettila di vedere l’o. di Banco dappertutto!; trae origine dal nome di Banco (ingl. Banquo), personaggio della tragedia Macbeth di W. Shakespeare, la cui ombra riappare a Macbeth che lo aveva ucciso: ma il fondaco, le balle, il libro, il braccio, gli comparivan sempre nella memoria, come l’o. di Banco a Macbeth (Manzoni). d. fig. Cosa senza realtà, inconsistente; vana apparenza: dare corpo alle o., dar valore o importanza a ciò che non ne ha affatto: andare, correre dietro alle o., inseguire vani sogni; le glorie del mondo non sono che ombra, vanità; Contessa, che è mai la vita? È l’o. d’un sogno fuggente (Carducci). Anche, con riferimento a cose o persone che sono appena una debole parvenza rispetto a ciò che dovrebbero essere o a ciò che dice il loro nome (cfr., per usi sim., larva, fantasma): basta che ci sia l’o. della legalità; gli è rimasta appena un’o. di autorità; è un’o. di sovrano, di direttore. Per estens., quantità minima: aggiungi ancora un’o. di sale; una tazza di latte con un’o. di caffè; di uso com. spec. in frasi negative: posso affermarlo senz’o. di dubbio; non c’è un’o. di vero in ciò che dici; l’ho fatto senza o. di malizia; un povero diavolo che non ha l’o. di un quattrino; neanche, neppure, nemmeno per o., in nessun modo (come negazione assoluta e recisa): non intendo farlo nemmeno per ombra! Con uso assol., nel Veneto, con riferimento a quantità minima, un bicchiere di vino, corrispondente all’incirca a un ottavo di litro (detto anch’esso ombra; com. anche il dim. ombrina). e. Nel linguaggio sportivo, boxare, allenarsi con l’o., forma di allenamento praticata dai pugili che, per acquisire maggiore abilità di movimenti e mantenersi in forma, fingono di avere dinanzi un avversario eseguendo colpi, schivate, finte ed azioni di difesa. f. In funzione appositiva, con vario riferimento alle accezioni precedenti, nelle espressioni bandiera ombra, governo ombra (v. bandiera, n. 1 b; governo, n. 3 e). 3. estens. a. Assenza di luce in genere, oscurità, tenebre: le o. della sera, della notte; Come parte ombra a l’apparir del sole (Bembo); Chiama gli abitator de l’o. eterne il rauco suon de la tartarea tromba (T. Tasso). b. Zona più scura su una superficie bianca o colorata, alone: la macchia sulla camicia è andata via, ma è rimasta una leggera ombra. 4. fig. a. Luogo nascosto, situazione nella quale non si è esposti agli sguardi o alla conoscenza altrui: agire, tramare nell’o.; è sempre vissuto nell’o.; è un benefattore che preferisce rimanere nell’o.; tenersi, restare nell’o., non mettersi in mostra, di persona che ama vivere in una solitudine modesta; lasciare qualcuno nell’o., fare in modo, per lo più intenzionalmente, che passi inosservato, che la sua opera o i suoi meriti non siano conosciuti, e sim. (ma anche di un personaggio in un dramma o racconto, di un fatto in una narrazione, di un’idea nel discorso, ecc., a cui non si dia rilievo); con sign. affine, mettere in o., che esprime però più chiaramente l’intervento attivo per cercare di sminuire il valore e i meriti di qualcuno o di qualche cosa a proprio vantaggio (in senso proprio, mettere una pianta in o., più com. all’ombra); al contrario, trarre dall’o., mettere in luce, far conoscere. Anche, la situazione di ciò che è oscuro, impenetrabile alla mente: tutto è ancora avvolto dall’o. del mistero. b. Riparo, difesa, protezione: Esulta, alla materna o. fidato, Bellissimo innocente! (Giusti); ricoverarsi all’o. della legge; trovare pace all’o. della fede, della Chiesa, nell’o. del monastero; vivere all’o. di qualcuno, sotto la sua protezione. Talora anche pretesto, apparenza con cui si celano le vere intenzioni: cercano d’ingannarci sotto l’o. dell’amicizia; un ladro, il quale sott’o. di dire che era orefice, adocchiando quelle gioie disegnò rubarmele (Cellini). c. Quanto viene a turbare la limpidezza, la serenità, la normalità di una condizione, spirituale o morale: c’era nel suo sguardo un’o. di tristezza; nei suoi occhi (o nel suo volto, sulla sua fronte) passò come un’o.; il ricordo del doloroso passato stende la sua o. sul presente; quell’atto di debolezza getta un’o. sulla sua fama di uomo incontaminato; l’o. del dubbio lo tormentava; occorre levare tra noi ogni o. di sospetto. d. Con allusione alle ombre che improvvisamente spaventano e fanno arretrare i cavalli (e che in questo caso sono propriam. le sagome degli oggetti), l’espressione dare ombra a qualcuno (meno com. fargli o.), dargli motivo di sospetto, di invidia, di gelosia: la mia nomina ha dato o. a molta gente; è un uomo di modeste risorse, che non dà o. a nessuno; è così permaloso che tutto gli dà ombra. Analogam., prendere, pigliare o. di qualche cosa, insospettirsi, impermalirsi, aversene a male. Cfr., per questi sign., adombrare, adombrarsi. 5. In radiodiagnostica, il termine è usato in senso generico come equivalente di immagine, ma per lo più con riferimento a reperti patologici: o. policiclica; o. a palla. 6. Punto ombra, punto di ricamo leggero e delicato, col quale si ottengono effetti di chiaroscuro e di leggero rilievo, lavorando a rovescio su stoffe trasparenti (organdis, batista, ecc.). 7. In araldica, l’immagine di un corpo disegnato a tratti leggeri, in modo che attraverso di esso si veda il campo: o. di leone, figura di leone rampante tutta unita senza che appaiano segnati occhi, orecchie, criniera, cioè senza ombreggiature; o. di sole, il sole rappresentato senza volto umano, senza occhi, senza naso e senza bocca. 8. In petrografia, la plaga di una roccia migmatitica a composizione parzialmente diversa rispetto alle aree circostanti, interpretabile come relitto di una roccia preesistente quasi del tutto obliterata dai processi di trasformazione metamorfica intervenuti. ◆ Dim., poco com., ombrétta.