oftalmia
oftalmìa s. f. [dal gr. ὀϕϑαλμία, der. di ὀϕϑαλμός «occhio»]. – In medicina, termine con il quale si designava in passato qualsiasi processo infiammatorio dell’occhio e degli annessi (detto anche oftalmite), coinvolgente soprattutto la tunica vascolare (per es., o. metastatica, provocata da germi che giungono all’occhio da focolai posti in altre parti dell’organismo), attualmente adoperato in modo più appropriato soltanto per indicare particolari forme patologiche: o. simpatica, infiammazione dell’uvea di un occhio che fa seguito, dopo un periodo di latenza più o meno lungo, a lesioni dell’occhio controlaterale; o. (o oftalmoblenorrea) del neonato, congiuntivite acuta purulenta, per lo più dovuta a gonococco o clamidia, contratta dal neonato durante il passaggio attraverso i genitali materni infetti; o. da neve (o congiuntivite attinica), congiuntivite cui sono esposti spesso gli alpinisti, provocata dall’esposizione alla radiazione solare ultravioletta riflessa dalla neve. In veterinaria: o. periodica, processo infiammatorio recidivante a carico dell’uvea, che può coinvolgere i mezzi diottrici, la retina e talvolta anche la sclerotica, per lo più dei cavalli; o. verminosa, affezione parassitaria degli equini, dei bovini e dei cani, provocata da piccoli vermi nematodi che possono pervenire nelle vie lacrimali, nel sacco congiuntivale e anche, talvolta, all’interno della camera anteriore dell’occhio.