ofidi
ofidî s. m. pl. [lat. scient. Ophidia, der. del gr. ὄϕις «serpente» (v. ofidio-)]. – Sottordine di rettili squamati, detti anche serpenti, diffusi in tutte le regioni tropicali e temperate del mondo: hanno corpo allungato, cilindrico, di dimensioni assai variabili (da pochi centimetri a una decina di metri) e ricoperto di squame e placche cornee variamente colorate, scheletro privo di cinto scapolare e arti inferiori (cinto pelvico e arti posteriori sono assenti o rudimentali); privi di orecchio esterno, hanno le ossa della mascella flessibili e articolate fra loro e con il cranio (cranio cinetico), il che rende possibile l’ingestione di prede di grandi dimensioni; gli occhi sono ricoperti da un occhiale (v.), la lingua, protrattile e bifida, è collegata funzionalmente agli organi dell’olfatto, i denti sono conici e alcuni di essi, in certe specie, sono trasformati in denti veleniferi (secondo la conformazione di questi si distingue tra o. opistoglifi, o. proteroglifi e o. solenoglifi). Si spostano in genere strisciando mediante contrazioni muscolari di tutto il corpo, con l’ausilio di movimenti ritmici delle costole e delle squame ventrali; presentano mute periodiche durante le quali eliminano lo strato superiore dell’epidermide. Sono ovipari o ovovivipari, carnivori (le prede di cui si nutrono vengono ingoiate intere); le specie velenose o comunque pericolose per l’uomo sono circa 800 (su circa 2500 conosciute), delle quali sono presenti in Italia soltanto le quattro specie di vipera (v.).