obice
òbice s. m. [dal ted. Haubitze, che è dal boemo houfnice «fionda»]. – 1. a. ant. Pezzo d’artiglieria alquanto grosso e corto (calibro medio 165 mm, lunghezza della canna fra 3 e 6 calibri), montato su affusto a ruota come i cannoni, comparso sui campi di battaglia alla fine del 16° sec. (in luogo delle ingombranti petriere e dei poco mobili mortai), in grado di lanciare, con tiri a parabola, bombe esplodenti, spec. all’interno delle fortezze. b. Nome delle artiglierie moderne aventi originariamente (dagli inizî del 20° sec. e sino alla seconda guerra mondiale) canna di lunghezza generalmente compresa fra 12 e 25 calibri (intermedie, pertanto, fra i cannoni e i mortai) e attualmente sino a 41 calibri (comprese, quindi, anche bocche da fuoco che secondo la definizione tradizionale possono essere classificate cannoni). Gli obici odierni, in grado di effettuare tiri con traiettoria molto alta per superare ogni ostacolo topografico contro bersagli defilati, costituiscono la maggior parte delle artiglierie terrestri convenzionali, essendo anche capaci di effettuare il tiro teso, a distanza e ravvicinato (controcarro), tipico dei cannoni: o. da campagna o campale, pezzo trasportabile con automezzo o su elicottero, impiegato come appoggio ravvicinato alla fanteria da gruppi di artiglieria, di calibro fra 105 e 155 mm, canna lunga sino a 39 calibri, gittata sino a 24 km; o. semovente, artiglieria montata su uno scafo cingolato e corazzato mosso da motore Diesel, trasportabile con aeromobile, impiegato dalle brigate meccanizzate e corazzate, di calibro fra 155 e 203 mm, canna lunga fino a 41 calibri, gittata fino a 30 km. 2. Impropriam., il proiettile stesso dell’obice o di altra bocca da fuoco (cfr. il fr. obus).