nulla
pron. indef., s. m. e avv. [lat. nūlla, neutro pl. dell’agg. nullus -a -um «nessuno»], invar. – Come pron. e sost., nessuna cosa; come avv., in nessuna quantità o misura, e sim. Coincide quasi esattamente nei sign. e nella maggior parte degli usi grammaticali e sintattici con niente (che è forma più pop. in quasi tutte le regioni ital.). 1. Come pron.: a. Nessuna cosa: n. si crea e n. si distrugge; non c’è n. da fare; non ha paura di n.; E pur nulla non bramo, E non ho fino a qui cagion di pianto (Leopardi); non m’ha fatto n., con più accezioni: non m’ha toccato, non mi ha danneggiato, non ha avuto effetto su di me (in bene o in male), ecc.; non fa n., non ha importanza; non se ne fa n. (tosc. di n.), la cosa non si fa, non procede; cosa da n., di nessun valore o importanza, che non presenta difficoltà o non richiede particolare impegno, e sim. (è un danno da n., una faccenda da n., un’impresa da n., ecc.); un uomo da n., o un buono a n., inetto, incapace; in frasi ellittiche: e a me nulla? Per enfasi può essere rafforzato in varî modi: un bel n.; n. di n.; n. e poi n.; meno che nulla. b. Inezia, cosa da poco: come fosse n. o come n. fosse o più brevemente come n.; e raddoppiato: nulla nulla che tu gli dica, s’arrabbia subito. Anche riferito a persona: non son più n. per lei, non conto più niente. c. Col sign. del pron. indef. qualcosa, in prop. interrogative: t’ha detto n.?; mi chiese se avevo n. da dargli; e nella locuz. non per nulla: non per n., ma che sei venuto a fare qui? 2. Preceduto dall’art., con valore di s. m.: Dio ha creato dal n. tutte le cose; Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme Che vanno al n. eterno (Foscolo); a noi presso la culla Immoto siede, e su la tomba, il nulla (Leopardi); Tra un fiore colto e l’altro donato L’inesprimibile nulla (Ungaretti); un n., una piccolissima quantità: te lo vendo per un nulla (più com. un nonnulla). Nel linguaggio filos., il n. (raro il niente), il «non essere»: problema essenziale della filosofia e della teologia, sorto in seno alla speculazione eleatica, lungamente dibattuto nella metafisica cristiana per la sua connessione con il concetto di creazione, ripreso in epoca moderna sia dall’hegelismo, dove appare come termine essenziale della dialettica, sia dalle filosofie nichilistiche, per indicare la sostanziale inanità e inconsistenza di ogni realtà, sia, infine, dall’esistenzialismo contemporaneo, quale condizione essenziale della libertà e della stessa rivelazione dell’essere. Nella logica matematica, il nulla, la classe cui non appartiene alcun elemento (detta anche classe vuota, insieme vuoto, insieme nullo, ecc.). 3. Come avv., per lo più in correlazione con la negazione non, significa «in nessuna quantità o misura» (non conta n.; non m’importa n.), spesso con valore puramente rafforzativo (non è vero n., o anche per n.), o col senso di «molto poco» (non ci vuol n.), che si ha anche nella locuz. nulla nulla, per poco: se n. n. s’avvicina, lo sistemo io; vecchi che, perdute le zanne, parevan sempre pronti, chi nulla nulla gli aizzasse, a digrignar le gengive (Manzoni). Diversamente da niente, è raram. rafforzato mediante affatto o altro avverbio.