neurofilosofo
s. m. Studioso che segue gli orientamenti della neurofilosofia. ◆ In modo audace il filosofo della mente Thomas Nagel, nel celebre articolo «Cosa si prova ad essere un pipistrello?», sosteneva che «qualsiasi teoria della coscienza che tiene fuori l’aspetto soggettivo elude il problema». Per tentare di riempire questo «explanatory gap» (una lacuna esplicativa), i neurofilosofi hanno introdotto il termine «qualia» (plurale del latino «quale») per indicare (anche se in modo non chiarissimo) gli stati d’animo personali. (Francesco Monaco, Stampa, 4 luglio 2007, Tuttoscienze, p. 4) • I neurofilosofi si lanciano in imprese diverse e da prospettive diverse. Ho preferito immergermi in una quantità di dati il più possibile rilevanti per sintetizzare varie sottodiscipline, nella speranza che la sintesi sia produttiva. (Patricia Churchland, trad. di Sylvie Coyaud, Sole 24 Ore, 9 dicembre 2007, p. 47, Scienza e filosofia).
Composto dal confisso neuro- aggiunto al s. m. filosofo.
Già attestato nella Stampa del 4 maggio 1994, Tuttoscienze, p. 1 (Giovanni Berlucchi e Piergiorgio Strata).