nepente
nepènte s. m. e f. [dal lat. nepenthes, gr. νηπενϑής «che toglie il dolore», comp. di νη- (pref. negativo) e πένϑος «dolore»]. – 1. s. m. a. Nome dato dagli antichi Greci a una prodigiosa bevanda, estratta da un’erba proveniente dall’Egitto, cui si attribuiva la virtù di lenire il dolore e dare l’oblìo dei mali: vi son persone le quali voglion dire che il caffè non sia altro che l’antico n. d’Elena (Redi); Omero dice ... che Elena imparato avesse da una regina egiziana l’uso dell’oppio, poiché non altro che oppio par che fosse quel suo maraviglioso n. (A. Cocchi). b. In senso estens. e fig., qualsiasi bevanda o altro rimedio, anche affettivo o spirituale, che dia sollievo alle pene: l’amore di quella donna fu per me, in un periodo molto oscuro della mia esistenza, un divino n., un elisir di vita (De Roberto); La pazienza è l’immortal nepente Che afforza i nervi e l’anima ristora (D’Annunzio). 2. s. m. Soluzione di cloridrato di morfina e acido citrico in vino marsala diluito, usata in passato come ipnotico e sedativo. 3. s. f. In botanica, genere di piante (lat. scient. Nepenthes) della famiglia nepentacee, che comprende una settantina di specie paleotropicali, distribuite attorno all’Oceano Indiano e in partic. nell’Arcipelago malese.