neogiacobino
agg. Che ripropone la tendenza all’estremismo e all’intransigenza. ◆ La radice «azionista» del nostro nuovo presidente, se solo si pensi al valore di uomini come Ugo La Malfa o Leo Valiani e Francesco De Martino, non ha niente di quel furore neogiacobino invocato maldestramente come viatico del nuovo settennato da qualche smodato laudatore. (Silvio Berlusconi, Corriere della sera, 18 maggio 1999, p. 1, Prima pagina) • sul resto [Umberto] Bossi non molla. Anzi, porta avanti idee haideriane fin sotto elezioni. Dedica un convegno a Venezia a Guy Héraud, grande vecchio dell’antiEuropa, e interviene ricordando che i popoli devono opporsi al tentativo neogiacobino di «schiacciare le identità, le etnìe e le regioni». E sulle sanzioni all’Austria tuona: qui si rischia «una dittatura mondiale». (Paolo Rumiz, Repubblica, 7 marzo 2002, p. 4, Politica) • Nessun vano sogno neogiacobino, dunque, ma crudo realismo. Che a maggior ragione si imporrà oggi e domani di fronte alla possibilità che il nostro maggiore e principale alleato, il Pd, possa virare sempre più verso accordi neocentristi e neoconfindustriali. (Milziade Caprili, Riformista, 29 dicembre 2007, p. 2).
Composto dal confisso neo- aggiunto all’agg. giacobino.
Già attestato nella Repubblica del 17 febbraio 1987, p. 1, Prima pagina (Alberto Cavallari).