neogiacobinismo
(neo-giacobinismo), s. m. Radicalismo risoluto, che ripropone mentalità e modi di stampo giacobino. ◆ Mentre le riforme su immigrazione e devoluzione vanno avanti, il «senatur» annuncia una legge sulla famiglia «grande come un tuono», per tornare a quei valori sui quali arringa la platea. Cita «Il tramonto dell’Occidente» di Oswald Spengler, parla come un [Luca] Casarini di «glocal local» contro chi vuole brevettare il granturco o il corpo umano, lancia invettive all’indirizzo dei progetti di giustizia europea e di egemonia della Bce con la moneta unica (un «neogiacobinismo della finanza contro l’asse popolo-Parlamento»). (Gigi Padovani, Stampa, 3 dicembre 2001, p. 12, Interno) • Che fare? Guardare in faccia alla realtà, […] riconoscere il pericolo e fronteggiarlo aiutando i Paesi ed i movimenti islamici non integralisti, rifuggendo dal neo-giacobinismo chiracchiano che fa del laicismo la «Religione della Repubblica». (Francesco Cossiga, Repubblica, 31 agosto 2004, p. 15, Commenti) • Si trattava, allora come oggi, di osare anche l’accusa di «neo-giacobinismo», nel preparare e avallare l’esperimento del centrosinistra, di cui [Riccardo] Lombardi rifiutava nettamente l’annacquamento del programma. (Milziade Caprili, Riformista, 29 dicembre 2007, p. 2).
Composto dal confisso neo- aggiunto al s. m. giacobinismo.
Già attestato nella Repubblica del 19 gennaio 1985, p. 24, Cultura (Enzo Forcella).