spatriato agg. e s. m. Detto di persona che ha una collocazione sociale non ben definita; marginale, irregolare, precario; usato anche spreg. come insulto. | In senso neutro o apprezzativo, con riferimento alla sfera soggettiva personale, che, chi sente o sceglie di non avere punti di riferimento rigidi e precostituiti. ◆ - I due protagonisti sono Claudia, una donna in perenne fuga, a cui la provincia sta stretta, e Francesco, che sembra avere un atteggiamento opposto. Lei, che oggi ha 43 anni, in quali caratteristiche dei due personaggi si rivede? “Sono spatriato come loro. E va aggiunto che spatriato in molti dialetti pugliesi ha una sfumatura in più rispetto al participio di spatriare”. - Quale? “Va dal balordo al ramingo, dal disorientato, al precario. Spatriato a volte è anche un insulto, un modo per definire in modo spiccio una persona che non ha un posto fisso, non ha un’identità chiara rispetto agli altri. Altre volte è un modo simpatico per definirsi fuori dal coro. Altre volte ancora è semplicemente un’identità fluida, forse più libera, come sono i personaggi di questo romanzo. A Martina Franca (la città delle Murge in cui lo scrittore è nato, ndr) mi hanno dato tante volte dello spatriato, sia gli amici sia i parenti, perché non ho ‘costruito’ una famiglia, non si capisce esattamente che faccio, non sanno dove vivo di preciso. A volte lo hanno detto con affetto, altre con sgomento”. (Antonio Prudenzano intervista Mario Desiati, Libraio.it, 28 aprile 2021, D'autore) • [tit.] Il romanzo di Desiati: perché non possiamo non dirci / "spatriati" [sommario] È chi non sta a proprio agio nelle caselle professionali, morali, sessuali, religiose, / istituzionali, vidimate dall’ordine vigente. (Huffington Post.it, 4 maggio 2021, Uscita di sicurezza) • Mario Desiati ieri ha vinto il Premio Strega con Spatriati. Ce l'ha fatta, non l'ha vinto e basta, l'ha vinto da scrittore spatriato, non allineato, irregolare, nomade, non classificabile. Perché è così che la letteratura si incarna, è vera e non puzza di salotto, ma di tormento, insicurezza, solitudine, coraggio. E di vita. Spatriato e – come lui stesso scrive nel suo bellissimo undicesimo romanzo – per questo liberato. (Antonella W. Gaeta, Repubblica.it, 8 luglio 2022, Cronaca).
Uso estensivo e colloquiale, radicato in alcune zone della Puglia, dell’agg. e p. pass. spatriato (‘andato via o cacciato fuori dalla patria’). In quanto localismo di origine dialettale portato alla luce in un romanzo di larga diffusione, Spatriati (Einaudi, 2022; vincitore della LXXVI edizione del Premio Strega, 2022), è da considerare un neologismo semantico d’autore.