mototaxi
(moto-taxi), s. m. o f. inv. Motoveicolo adibito al trasporto pubblico di passeggeri. ◆ Quando un europeo arriva in una metropoli del Terzo Mondo, tutto quello che vede dei «poveri» si limita in genere allo sguardo assonnato da un taxi con aria condizionata che lo porta dall’aeroporto all’hotel. Case e casette di mattoni nudi, baracche di legno e lamiera, chioschi, negozietti, tende, carretti spinti a mano, piccole officine, venditori di biscotti ai semafori. E, ancora, furgoncini per il trasporto collettivo, camion sgangherati, mototaxi, a volte risciò. (Rocco Cotroneo, Corriere della sera, 3 settembre 2001, Corriere Economia, p. 9) • sulla mia moto-taxi «Ape Calessino» Brigitte Bardot sfuggì davvero all’assalto dei paparazzi. Era ad Ischia per un film, negli anni Cinquanta. Per dribblare i fotografi si nascose con il taxista in un garage. Me l’ha raccontato il vecchio proprietario che mi affidò la moto sul letto di morte». Nicola Manzari, presidente del Vespa Club San Marino, ama ricordarlo e da tempo insegue «BB» per riproporle una fuga in Calessino, questa volta con lui. (Maurizio Lupo, Stampa, 17 giugno 2006, p. 38, Cronaca di Torino) • Una quarantina i rullini scattati, da cui le quarantadue stampe – bianco/nero e colore – della mostra Wenzhou, la Patria dei cinesi d’Italia (a cura di Giorgio Trentin) […]. Un racconto che spazia da skyline di grattacieli in costruzione alla bottega di un fruttivendolo che diventa call center; biciclette, moderni mototaxi e pubblicità di prodotti golosi; [...] Una società proiettata nel futuro, insomma, baciata dal miracolo economico e sedotta dall’euforia del consumo, ma altrettanto insensibile alla perdita della dignità e della propria cultura d’origine. (Manuela De Leonardis, Manifesto, 13 maggio 2008, p. 14, Visioni).
Composto dal confisso moto- aggiunto al s. m. inv. taxi, di origine fr.
Già attestato nella Repubblica dell’8 agosto 1989, p. 17, Cronaca, nella variante grafica moto-taxi.