Mose
s. m. inv. Acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico, ideato tra il 1988 e il 1992 per difendere la città di Venezia dall’acqua alta attraverso un complesso sistema di dighe mobili, in corso di realizzazione dal 2003. ◆ La vicenda del Mose ha confermato quale caos culturale regna in Laguna, ha confermato come tutto ruota attorno a lobby di potere e a calcoli politici attenti soltanto ai giochi di bottega. (Foglio, 12 dicembre 1998, p. 3) • Solo l’altro ieri, la variante di valico sulla Firenze-Bologna, progettata per migliorare il traffico automobilistico, aveva provocato un’ondata di «no». Ora, ci si è messo anche il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, a sollevare dubbi sul Mose – il progetto di paratie mobili per bloccare il flusso delle maree e salvare la città dal pericolo di sprofondare «nell’acqua alta» – suggerendone la revisione a opera già approvata e ormai iniziata. (Piero Ostellino, Corriere della sera, 26 gennaio 2006, p. 1, Prima pagina) • Un po’ che sale l’acqua, un po’ che cedono le fondamenta, Venezia un millimetro alla volta va giù. E uno degli scenari apocalittici più temuti, naturalmente, è quello della città che si inabissa, Normalmente, i veneziani liquidano il tema con un sereno «xe là da sempre», che un suo fondo di verità deve averlo. Stare a guardare senza far niente non è possibile, ma fino a oggi gli interventi hanno puntato solo all’acqua, producendo in prima battuta il «Mose», con i suoi vent’anni di polemiche e le sue barriere mobili per fermare le maree, e in seconda l’innalzamento delle rive con un investimento che ha toccato tutte le parti più basse della città. (Anna Sandri, Stampa, 21 marzo 2008, p. 16, Cronache Italiane).
Già attestato nella Repubblica del 30 ottobre 1988, p. 22, Cronaca (Roberto Bianchin).
V. anche NoMose.