mosaico2
moṡàico2 (o muṡàico) s. m. [dal lat. mediev. musaicus agg. (nella locuz. musaicum opus; cfr. l’ant. uso ital. come agg.: opera mosaica), alteraz. di musaeus o musēus, der. di Musa «Musa»] (pl. -ci). – 1. a. Tecnica decorativa con la quale, per mezzo di frammenti (ordinariamente piccoli cubi, detti tessere musive) di pietre naturali, di terracotta o di paste vitree, bianche, nere o colorate, applicati sopra una superficie solida con un cemento o con un mastice, viene riprodotto un determinato disegno; è usata per la decorazione di pavimenti e pareti o anche di singoli elementi architettonici e scultorî (amboni, balaustre di chiese, colonnine di chiostri, ecc.): pavimento a mosaico; decorazioni in mosaico; m. tessellato; m. rustico; m. cosmateschi. Per estens., tipo di rivestimento per pareti, usato soprattutto per cucine e locali igienici, ma anche per la decorazione di bar e simili, costituito da piccole piastrelle (tesserine) di materiale vetroso o ceramico, per lo più quadrate, di 2,5 cm di lato. b. Con senso più concr., l’opera, la decorazione eseguita con la tecnica del mosaico: m. pavimentale; m. parietale; m. absidale, che decora la conca dell’abside di una chiesa; facciata ornata di mosaici; i m. del mausoleo di Galla Placidia a Ravenna; i m. della Cappella Palatina a Palermo. 2. a. Con sign. più generico, qualsiasi lavoro artistico, artigiano o d’altro genere tendente a ottenere effetti decorativi con l’accostamento di elementi di materiale vario, per lo più di colore diverso, disposti a formare disegni geometrici o figurati. In partic.: m. di ceramica, nell’arte islamica, fin dal 13° sec., insieme di pezzi di ceramica variamente tagliati e accostati per decorare facciate, cupole e altre parti architettoniche; m. di piume, caratteristico dell’America precolombiana (spec. del Messico), eseguito adoperando piume di vario colore, disposte secondo un certo disegno, e usato per decorare manti, copricapi e sim.; nella legatura di libri, effetto ottenuto mediante intagli di pelle di più colori; nel giardinaggio, aiuole a mosaico, formate mediante la disposizione geometrica di erbe e fiori variamente colorati. Per estens., nell’arte culinaria, la base della galantina, formata di dadi di pollo, vitella, fettine di tartufi, ecc. b. In senso fig., accostamento non omogeneo di elementi di diversa natura: nazione costituita da un m. di etnie, di popoli; saggio, articolo, discorso che è un m. di citazioni, di idee altrui, ecc.; la lingua letteraria ... non si potrebbe a ogni modo rifare con i musaici degli astratti e delle metafore (Carducci). 3. Per analogia: a. M. aerofotografico o planimetrico, ricostruzione planimetrica del suolo ottenuta con l’unione di più aerofotografie, il che consente di avere un quadro fotografico di vaste zone del terreno, utile per varî scopi, anche se non molto preciso. b. Nella tecnica, spec. nella tecnica elettronica, dispositivo costituito da molti elementi identici disposti, più o meno vicini tra loro, su un fondo piano come le tessere di un mosaico: per es., la struttura degli elementi piezoelettrici di un piezomosaico (v.) o quella dei corpuscoli fotoelettrici (particelle di ossido di cesio e di argento) disposti gli uni accanto agli altri, isolati elettricamente fra loro, a guisa di strato piano, costituenti l’elemento fotosensibile (detto fotomosaico) dei tubi da ripresa televisiva e convertitori d’immagine, sul quale viene proiettata l’immagine da analizzare. c. Tipo di fuochi d’artificio, varietà della candela romana, i quali invece di stelle lanciano fuori globetti di fuoco, che lasciano dietro una lunga coda di scintille. 4. In botanica, malattia di varie piante erbacee, provocata da virus, che ha come caratteristica la decolorazione in varie tonalità di piccole aree della lamina fogliare, le quali, ravvicinate e interposte alle parti ancora verdi delle foglie, danno a queste ultime l’aspetto di un mosaico: m. del tabacco, della patata. 5. In genetica, m. cromosomico, coesistenza, in uno stesso individuo, di linee cellulari che contengono un patrimonio cromosomico normale e di altre con patrimonio cromosomico alterato; l’alterazione può consistere nella perdita di particolari cromosomi o nella presenza di cromosomi soprannumerarî, ed è causata da anomalie della mitosi (mutazioni somatiche). 6. In biologia, m. fluido, modello teorico della struttura delle membrane biologiche, secondo il quale queste sono costituite da un doppio strato molecolare di fosfolipidi formante una matrice fluida viscosa in cui sono immerse proteine di tipo diverso (che in parte sporgono dalle superfici interna ed esterna della membrana): la fluidità della matrice fa sì che la membrana sia una struttura dinamica (anziché statica e rigida come la si considera in altri modelli), in quanto consente a molte proteine spostamenti di traslazione nella membrana stessa. TAV.