metallo1
metallo1 s. m. [dal lat. metallum, gr. μέταλλον]. – 1. a. Nome generico degli elementi chimici di una delle due fondamentali categorie in cui essi sono solitamente divisi (l’altra è quella dei non metalli); i metalli sono solidi cristallini, con gli atomi tenuti insieme in una disposizione compatta da un particolare legame (detto appunto legame metallico), caratterizzati tutti da buona conducibilità elettrica e termica e per la maggior parte dotati di valori elevati del peso specifico, del potere riflettente, della duttilità e della malleabilità; forniscono in soluzione ioni positivi e formano con l’ossigeno ossidi a carattere basico. Diffusi in natura sotto forma di minerali, si trovano essenzialmente allo stato di ossidi e di solfuri, così che per la preparazione dei metalli allo stato puro è necessario ricorrere ai diversi metodi della metallurgia estrattiva; soltanto un ristretto numero di essi (come il rame, l’oro, l’argento, il platino, il bismuto) può essere trovato in natura allo stato elementare (m. nativi). I metalli sono variamente distinti o raggruppati; in base al peso specifico: m. leggeri, quelli con peso specifico inferiore a 4 (alluminio, magnesio, berillio), usati come tali o sotto forma di leghe, e m. pesanti, con peso specifico superiore a 4 (ferro, piombo, rame, ecc.); per altri caratteri: m. nobili, quelli che presentano difficoltà a ossidarsi (platino, oro, osmio, rodio, ecc.); m. preziosi, quelli di alto valore (platino, oro, argento, palladio), per uso monetario, per la fabbricazione e lavorazione di gioielli e oggetti preziosi, o per altri usi; m. rari, quelli che si rinvengono soltanto in piccole quantità (osmio, iridio, palladio, ecc.); m. comuni (o vili), quelli di uso corrente (ferro, rame, piombo, stagno, ecc.); con riferimento a particolari applicazioni tecniche: m. di alligazione o di aggiunta, quelli che, aggiunti al metallo base, ne modificano sostanzialmente le caratteristiche, costituendo una lega metallica; m. d’apporto, quello impiegato nelle saldature. Sotto l’aspetto più strettamente chimico: m. alcalini, gruppo di elementi (litio, sodio, potassio, rubidio, cesio e francio) con proprietà nettamente elettropositive, capaci di formare ossidi di carattere spiccatamente basico, di colore bianco argenteo, bassa durezza, facilmente ossidabili all’aria e capaci di scomporre violentemente l’acqua a freddo, formando gli idrossidi corrispondenti; m. alcalino-terrosi (berillio, magnesio, calcio, stronzio, bario e radio), così detti perché i loro ossidi hanno proprietà intermedie tra quelle degli ossidi dei metalli alcalini e quelle degli ossidi dei metalli terrosi; reagiscono con l’acqua formando idrossidi, ma non violentemente come i metalli alcalini; m. terrosi (per es., l’alluminio), così detti perché gli ossidi hanno un aspetto terroso; si ossidano all’aria e reagiscono facilmente con l’acqua e con gli alogeni a temperatura ambiente. Per i m. (o elementi) di transizione, v. transizione; per i m. delle terre rare, più comunem. (ma meno esattamente) chiamati terre rare, v. terra, n. 9. Scienza dei m., lo studio dei metalli a livello atomico, sulla base dei concetti della fisica dello stato solido. b. Appartengono alla tecnica o al linguaggio corrente le espressioni: m. dorato, nichelato, placcato; m. coniato, monetato; m. giallo, l’oro trasformato in moneta, e quindi il denaro; inoltre, nella fraseologia comune: miniera, vena, filone di metallo; fonderia di metalli; oggetti, strumenti di metallo, ecc. Nell’uso, si dà spesso genericam. il nome di m. anche a leghe metalliche, come il bronzo, l’ottone, ecc. (una maniglia, un candeliere di metallo); e con denominazioni partic.: m. bianco, gruppo di leghe antifrizione a base di stagno, piombo e antimonio; metallo Babbitt, denominazione generica delle leghe antifrizione per cuscinetti formate di stagno, antimonio e rame (così dette dal nome dell’inventore amer. I. Babbitt, che nel 1839 le preparò per primo); metallo Britannia, lega di colore argenteo a riflessi azzurrastri, a base di stagno e antimonio in proporzioni variabili, talora con piccole aggiunte di rame o di zinco, usata spec. per fusioni di oggetti d’arte, vasellame da tavola, ecc., colate in forme metalliche di ottone. Nella storia dell’umanità, età dei m., il periodo preistorico nel quale l’uomo usò, almeno parzialmente, i metalli per la fabbricazione dei suoi oggetti d’uso, diviso in tre fasi (o età) successive: eneolitica o del rame, del bronzo, del ferro, a seconda del metallo prevalentemente usato. c. Per metonimia, oggetto, strumento di metallo, o anche di lega metallica: fragor de’ bellici m. (Menzini), delle artiglierie; spec. (letter. o poet.) con riferimento a strumenti musicali: udir tanti metalli, Tanti tamburi e tanti varii suoni (Ariosto); Dan fiato allora a i barbari metalli Gli arabi (T. Tasso). Anche, in senso collettivo, monete metalliche: la circolazione del m.; in partic., monete d’oro: All’idea di quel metallo Portentoso, onnipossente, Un vulcano la mia mente Già comincia a diventar (C. Sterbini, nel libretto del Barbiere di Siviglia musicato da G. Rossini). d. Con uso partic., in astrochimica sono chiamati metalli tutti gli elementi più pesanti dell’idrogeno e dell’elio, cioè con numero atomico maggiore di 2. e. Non metallo: in chimica, elemento (azoto, idrogeno, ossigeno, cloro, bromo, fosforo, zolfo, ecc.) che possiede caratteristiche fisiche e chimiche assai differenti da quelle dello stato metallico, quali la cattiva conduzione del calore e dell’elettricità, la proprietà di formare ossidi a carattere acido, ecc.; nella terminologia chimica meno recente i non metalli erano detti metalloidi (v. metalloide). f. M. organico, polimero organico conduttore, cioè dotato di conducibilità elettrica paragonabile a quella dei metalli. 2. letter. raro. Al plur., miniera, o più esattamente l’estrazione dei metalli dalle miniere (che presso gli antichi Romani era una sorta di pena), nella frase condannare ai m., o sim., traduz. del lat. damnare ad metalla (o anche in metallum). 3. In araldica, sono detti metalli i due smalti d’oro e d’argento. 4. In acustica, sinon. di timbro (della voce, d’un suono): voce di m. dolce, sgradevole, stridulo, ecc.