marciume
s. m. [der. di marcio]. – 1. a. La parte marcia di qualche cosa: levare, buttar via il m. di una mela; o, in genere, il guasto, la muffa che si produce nei muri, nel legno, ecc., soprattutto per effetto dell’umidità. Con senso collettivo, insieme di cose marce o che marciscono: quella frutta è tutta un marciume. b. In botanica, con sign. generico, alterazione di varî organi vegetali provocata dal parassitismo di microrganismi prevalentemente fungini; in partic., ognuna delle singole malattie che si manifestano con tali alterazioni: m. bianco e m. rosso, difetti dei legnami detti comunem. carie; m. bianco dell’uva, malattia dovuta a un fungo che penetra negli acini attraverso le ferite provocate di solito dalla grandine; m. grigio dell’uva, malattia degli acini, determinata da un altro fungo (Botrytis cinerea), che si sviluppa anche sulle foglie, sotto forma di muffa grigia; m. nobile dell’uva o fermentazione nobile, malattia determinata anch’essa da Botrytis cinerea (v. infavato); m. nero dell’uva, raggrinzimento degli acini (provocato dal fungo Guignardia bidwellii), che si seccano annerendo e, se il tempo è umido, marciscono. 2. fig. Corruzione, depravazione, in senso morale; insieme di persone corrotte: un’azione moralizzatrice intesa a spazzar via il m. dalla vita sociale e politica.