marchio
màrchio s. m. [der. di marchiare]. – 1. In senso ampio, segno che si imprime o si applica su un oggetto per distinguerlo e riconoscerlo, o anche per indicarne alcune qualità e caratteristiche. 2. Impronta recante un segno convenzionale ma più spesso le iniziali o la sigla di un nome, che si stampa con un ferro rovente, opportunamente foggiato secondo il disegno prescelto, sulle anche o sulle spalle di animali domestici (ovini, bovini, equini), spec. quelli da pascolo brado, per indicarne la razza, la provenienza, l’appartenenza; oppure, in caso di epidemia, per distinguere gli animali sani dai malati (v. anche merca). 3. a. Segno, analogo al precedente, che un tempo si usava imprimere sulla pelle del viso o del torace di chi si era reso colpevole di delitti o di azioni infamanti, detto più esplicitamente m. d’infamia, m. a fuoco o di fuoco. Di qui, in senso fig., opinione infamante, accusa morale da cui è impossibile o difficile riscattarsi, taccia, in frasi come essere bollato con, o portare in fronte, il m. d’infamia, di vergogna, del disonore, del tradimento, e sim.; acquistarsi il m. del traditore; è l’antica piaga italiana che ci ha impresso in fronte il m. dell’ipocrisia, al cospetto degli stranieri (F. De Sanctis). b. Per analogia, nel linguaggio medico, marchio di fuoco nel neonato, macchie irregolari di colore rosso vinoso, dovute a residui della rete sanguigna embrionale, esistenti in circa il 60% dei neonati, in corrispondenza della nuca, della regione sopraccigliare, del naso, ecc., che generalmente scompaiono nei primi due anni di vita. c. fig. Impronta, traccia visibile: si distinguevano [i bravi] ai ciuffi arruffati, ai cenci sfarzosi, o anche a un certo non so che nel portamento e nel gesto, a quel m. che le consuetudini stampano su’ visi (Manzoni). 4. a. Incisione impressa mediante apposito punzone sugli oggetti di platino, d’oro o d’argento messi in commercio, recanti, per l’oro (racchiusa dentro una losanga) e per l’argento (dentro un ovale), la cifra che esprime il titolo della lega (cioè la quantità percentuale di metallo prezioso, espressa di solito in millesimi, contenuta nell’oggetto) e per il platino la sigla PT. b. Incisione analoga, o bollo in rilievo, che gli ufficiali del bollo applicano su pesi e misure a garanzia della loro esattezza. 5. a. Contrassegno originale, grafico o figurativo, applicato ai prodotti di un’impresa per distinguerli da prodotti simili di altrui fabbricazione (m. di fabbrica), o sugli imballaggi di prodotti agricoli per garantirne l’identificazione o le caratteristiche o applicato su beni di altrui produzione dall’impresa che funge soltanto da rivenditore (m. di commercio); il m. di servizio (che, in mancanza del supporto di un prodotto, è usato essenzialmente nella pubblicità o su strumenti o cose che costituiscono l’oggetto del servizio) è invece destinato a distinguere l’attività di imprese di trasporti, pubblicità, costruzioni, assicurazioni e credito, spettacolo, radio e televisione e simili. Si distinguono inoltre m. individuali, relativi a imprese singole, e m. collettivi, relativi a prodotti analoghi di un’intera categoria di imprese, con la finalità di garantire agli acquirenti l’origine (m. d’origine) o la qualità (m. di qualità) di prodotti commerciali di facile sofisticazione; quanto alla forma, si hanno m. nominativi, emblematici e misti, secondo che riproducano il nome (ditta) o la sigla dell’impresa, una frase o un motto, o un disegno di fantasia. Di solito, il marchio è brevettato (si dice allora m. registrato o depositato), e quindi di uso esclusivo e legalmente protetto per 10 anni dalla registrazione (salvo rinuncia). b. fig., scherz. Avere il m. di famiglia, mostrare qualche caratteristica fisica o spirituale che è comune anche agli altri membri della stessa famiglia.