lumaca
s. f. [lat. *limaca, der. di limax -acis «lumaca, chiocciola»]. – 1. a. In senso proprio, nome di alcuni gasteropodi polmonati, con conchiglia rudimentale, appartenenti alle famiglie arionidi e limacidi, che vivono nei luoghi umidi e freschi di tutti i paesi, soprattutto di quelli temperati: hanno corpo allungato, carnoso, con piede lungo non ben distinto dal resto del corpo, occhi posti all’estremità di due dei quattro tentacoli invaginabili, che funzionano da organi tattili e olfattorî. b. Nell’uso com. il nome è esteso a indicare la chiocciola (cfr. l’ant. scala a lumaca per la scala a chiocciola), riserbando il nome di lumaconi a quelli privi di conchiglia; sono infatti propriam. chiocciole le «lumache» commestibili che si cuociono con ingredienti diversi a seconda delle regioni: lumache alla genovese, alla piemontese, al sugo; lumache di vigna, quelle che si mangiano tradizionalmente nella notte di s. Giovanni a Roma. In similitudini, con allusione alla proverbiale lentezza di questi molluschi: andare, camminare come le l., a passo di lumaca, molto lentamente; quindi, fig., persona lenta e pigra: è una l.; muòviti, lumaca!; e con riferimento alla bava argentina che l’animale lascia sulle superfici su cui striscia: potremo arricchire subitamente, senza avere tutto dì a schiccherare le mura a modo che fa la l. (Boccaccio: sono tre pittori che parlano); lasciare il segno, lasciare lo striscio come la l., di chi perde o semina sbadatamente le robe, o di chi lascia comunque tracce e ricordi non buoni in un ambiente dov’è passato o ha sostato: Dovunque i’ vo, lasciarvi il segno soglio, Come fa la l., e nol nascondo (Pulci). 2. Tipo di pasta corta da minestra asciutta, che ha forma vagamente simile al guscio delle chiocciole. 3. fig. In matematica, l. (o chiocciola) di Pascal, una concoide (v.) della circonferenza, avente il polo sulla circonferenza stessa. ◆ Dim. lumachina, lumachino m., lumachèlla (v.), spreg. o vezz. lumacùccia; accr. lumacóne m. (v.).