litotripsia
litotripsìa (o litotrissìa) s. f. [comp. di lito- e -tripsia]. – Intervento chirurgico (detto anche in passato litoclastia o litoclasia, litolapassi, litotritia o litotrizia) mirante alla frantumazione di grossi calcoli situati nelle vie urinarie (bacinetto, uretere, vescica) per consentirne così l’eliminazione per via naturale. La disgregazione dei calcoli, che in passato veniva attuata con procedimenti meccanici (v. litotritore), in tempi recenti è stata talora sostituita da altre tecniche: la l. elettroidraulica (prescelta in genere in caso di calcoli vescicali: tramite due conduttori isolati ad alta tensione, montati su un endoscopio la cui estremità è posta a contatto del calcolo, viene trasmessa una scarica elettrica che genera un’onda idrodinamica capace di frantumarlo); la l. ultrasonica, analoga alla precedente, ma che utilizza gli ultrasuoni; la l. extracorporea a onde d’urto, complessa procedura che evita l’approccio endoscopico: si utilizzano onde d’urto elettro-idrauliche generate da scariche elettriche sott’acqua (quindi con paziente in immersione oltre che in anestesia peridurale), ma di intensità tale da non danneggiare l’organismo, e focalizzate sul calcolo sotto controllo di due telecamere a raggi X.