lichene
lichène s. m. [dal lat. lichen -enis, gr. λειχήν -ῆνος, der. di λείχω «leccare, lambire»]. – In botanica, vegetale originato dalla simbiosi tra un fungo e un’alga (cianoficea o cloroficea), con morfologia dipendente soprattutto dal fungo simbionte che è, nella quasi totalità delle specie, un ascomicete. Il tallo dei licheni, che può essere gelatinoso, filamentoso, crostoso, foglioso o ramificato come un piccolo arbusto, presenta una struttura caratterizzata da una distribuzione più o meno uniforme delle cellule algali tra le ife fungine (tallo omomero), oppure da una stratificazione differenziata dei due simbionti (tallo eteromero). I licheni, che hanno un accrescimento molto lento, vivono su varî substrati: rocce calcaree o silicee, suolo, alberi, legno morto, ecc., resistendo a condizioni ambientali anche molto sfavorevoli, come per es. basse temperature o siccità prolungata; sono particolarmente abbondanti nella tundra, nei boschi montani delle regioni con clima temperato o sulle montagne elevate delle regioni tropicali. In botanica sistematica costituiscono una divisione comprendente oltre 20.000 specie, la cui classificazione è basata sulla morfologia del corpo fruttifero del fungo simbionte (asco- o basidiomicete). Il l. della manna (Lecanora esculenta) si utilizza come alimento; è importante per l’alimentazione degli animali delle regioni artiche; il l. geografico (Rhizocarpon geographicum), abbastanza comune, forma croste nerastre, areolate di un giallo verde o giallo limone, su rocce silicee dei monti di tutto il mondo; il l. delle renne (Cladonia rangiferina) con altre specie simili; il l. d’Islanda è stato impiegato in passato in medicina per il suo contenuto in mucillagini (più recentemente dai licheni sono stati estratti degli antibiotici); da varie specie del genere Roccella si estrae una sostanza colorante, nota come tornasole o laccamuffa.