legatura
s. f. [dal lat. tardo ligatura]. – 1. a. L’operazione di legare, e anche l’effetto e il modo: la l. dei sacchi, dei covoni di grano, delle scarpe; fare, sciogliere, allentare la l.; l. forte, stretta, lenta, mal fatta; l. doppia, a nodo, a fiocco, ecc. Anche, il punto dove una cosa è legata o si suole legare: sopra, sotto la legatura. In chirurgia, l. dei vasi sanguigni (detta anche allacciatura), metodo di emostasi chirurgica che si attua stringendo nel nodo di un filo un vaso sanguifero (arteria o vena); per la l. delle tube (di Falloppio), come metodo di sterilizzazione, v. tuba. b. Avvolgimento di una cimetta sottile, eseguito in modo vario ma regolare, intorno a due cavi o a due parti di uno stesso cavo al fine di realizzarne l’unione, oppure intorno all’estremità di un cavo per impedire che si sfilacci (in questo caso è detta l. in cima o impalmatura). Legature particolari usate in marina sono: l. piana, ottenuta avvolgendo più volte nel medesimo senso la cimetta all’esterno delle due parti da unire; l. incrociata, in cui la cimetta viene passata in modo alterno tra i due cavi e all’esterno di ciascuno di essi (se la cimetta prosegue con un ulteriore avvolgimento a legatura piana che ricopre il primo, si ha la l. portoghese); l. in croce, legatura piana che unisce le due parti di un cavo che incrocia sé stesso formando un anello. 2. Con sign. particolari: a. Serie di operazioni (oggi eseguite quasi dovunque e totalmente a macchina) che concludono la lavorazione editoriale del libro, mediante le quali i fogli stampati, dopo essere stati piegati in pagine, vengono cuciti e incollati sul dorso (talora soltanto incollati) e protetti da una copertina di cartoncino (l. alla rustica, o brossura), talora da un cartone più resistente, ricoperto di tela o pelle o materiale plastico. Si chiama anche legatura un’operazione – eseguita in genere con sistema artigianale – che può sostituire la legatura editoriale oppure essere successiva a questa, anche quando il libro è già stato usato (chiamata perciò più comunem. rilegatura), che serve a conferire al libro maggiore solidità e, spesso, un aspetto di particolare eleganza e finezza artistica: le segnature (cioè i fascicoli) vengono legate più solidamente fra loro e protette con due cartoni (detti piatti) rivestiti di tela, pelle o altro che ricopre anche il dorso del volume, sul quale di solito, a libro legato, si imprime il titolo dell’opera. Con riferimento al modo con cui il libro è legato o rilegato: l. in tela, in pergamena, in pelle (o in mezza tela, in mezza pergamena, in mezza pelle), l. di lusso, l. artistica; concr., mi s’è già sciupata la l. del volume. b. Nella tessitura, l’intreccio dei fili dell’ordito e delle trame fra loro per costituire l’armatura. c. L’operazione (detta anche incassatura) di legare una gemma, e il modo con cui è incastonata nel gioiello: l. a giorno (v. giorno, n. 5), l. a notte (v. notte). d. Nelle scritture corsive, il tratto che unisce una lettera all’altra. È talora detta impropriam. legatura anche l’unione di due o più lettere, che nelle epigrafi greche e latine, spec. di età tarda, si otteneva sovrapponendo tratti di lettere contigue; e anche il gruppo delle lettere unite (v. nesso). In tipografia, sono detti legature i caratteri in cui sono fuse due o più lettere (fi, ff, ecc.), cioè i logotipi. 3. In musica, l. di portamento, segno arcuato che prescrive l’esecuzione di un passo senza sensibile interruzione del suono o dell’emissione della voce nel passaggio da una nota alle successive; l. di valore, lo stesso segno, posto sopra due note della stessa altezza per indicare che la seconda non deve essere ripetuta ma prolunga senza interruzione il suono della prima. 4. fig. Nel folclore, forma di incantesimo che si propone di provocare la paralisi di un arto o di una facoltà fisica (e in partic., di ridurre all’impotenza uno degli sposi durante la prima notte di nozze). ◆ Dim. o spreg. legaturina.